Alfredo Malangone, partecipante al corso diretto da Paolo Del Genio, ha analizzato la carriera del dottore. Si dice motociclismo e si pensa a Valentino Rossi,un po’ come si dice calcio e si pensa al pibe de oro.
Certo, Rossi può piacere e non può piacere, ma non si può assolutamente negare che è e rimarrà sempre un’icona delle due ruote.
Partiamo dagli inizi. Valentino in pratica nasce in sella ad una moto, grazie anche a papà Graziano, ex motociclista professionista. Il “dottore” così chiamato per la sua laurea honoris in comunicazione e pubblicità per le organizzazioni, ma anche perché cura la sua moto così come un vero dottore cura il proprio paziente, inizia la sua carriera il 31 marzo del 1996.
Vale fa il suo esordio in sella ad un’Aprilia 125. Lì da iniziò ad una straordinaria carriera che lo porterà a vincere ben nove titoli mondiali (aspettano “la decima”) e a correre più di trecento gare, tutt’e col numero 46 sulle spalle, in onore di papà Graziano che correva con quel numero. Osservando Rossi subito salta agli occhi la sua tranquillità. Questo è forse l’aspetto più incredibile.
Valentino guadagna miliardi e si muove in un ambiente difficile e ricco di tensioni, ma nonostante questo riesce a mantenere intatta la sua freschezza, come se le vittorie che conquista arrivassero senza un minimo sforzo.
Riesce ad essere amato da tutti anche perché il suo paese, l’Italia, è un paese che ha sempre mitizzato la motocicletta, con cui lui ha un rapporto unico, un po’ come Diego e il suo pallone.