Il presidente del Napoli degli scudetti Corrado Ferlaino ha parlato del momento del calcio in un’intervista che è possibile leggere in versione integrale sul “Corriere dello Sport” oggi in edicola e della quale vi proponiamo un breve estratto.
“Ho rimosso la guerra e anche il colera, tutte le brutture attraversate. Voglio un pizzico di leggerezza e anche la tranquillità che certi ricordi mi sottrarrebbero, e questo mi sembra il momento peggiore, perché è tutto fermo, la vita stessa.
Me ne sto con le immagini più liete, quelle che mi ha regalato il calcio: i due scudetti, la coppa Uefa, le due Coppe Italia, la Supercoppa.
Almeno vivo in questa bolla gioiosa e faccio a meno di tormentarmi con i passaggi meno lieti dell’esistenza.
Uscivo dallo stadio, cominciavo a girare in macchina o, se stavamo in trasferta, me ne andavo in aeroporto, in taxi, o dove capitava. L’unica volta che rimasi fu a Torino, nella stagione del 3-1 alla Juventus, quello dello scudetto, seduto al fianco dell’Avvocato Agnelli, una delle più belle figure italiane, dal quale venni ricoperto anche di complimenti. Non vincevamo da ventinove anni in casa della Juve e quella
volta lo facemmo persino con il gol del 3-1 forse in millimetrico fuorigioco.
Non vado allo stadio, ma seguo le partite, perché mi diverto e la passione non è mai sfiorita; e poi mi scaldo per il Napoli.
Il calcio e il coronavirus? Mi viene il sospetto che alcuni dirigenti non abbiano ancora compreso la portata di questo dramma, lasciandosi ispirare nei ragionamenti dai propri interessi: la Juve vuole chiudere il campionato perché così lo vincerebbe, chi sta in coda o teme di retrocedere fa altrettanto per evitare la serie B. E invece servirebbero idee fondate sulla collaborazione e attraverso la costituzione di
un pensatoio che studi formule e sistemi per ripartire.
Io penso che Agnelli sia una certezza e un referente che, nel confronto, tornerebbe utile; così come Lotito, che ha interessi divergenti da quelli della Juventus. E poi, super partes, chi ha dato dimostrazione in campo e fuori di essere illuminato: mi piace molto Percassi, che ha costruito un autentico miracolo; e propenderei poi per De Laurentiis che, negli ultimi campionati, ha rappresentato con il Napoli il contro-potere tecnico. Nel 2018 lo scudetto gli è stato negato, diciamo così, dalle decisioni di Orsato in Inter-Juventus. Perché quello scudetto sarebbe finito qui da noi.
Dopo il coronavirus nulla nel calcio sarà immediatamente come prima. La rovina è dietro la porta, perché la ragionevolezza durerà un
attimo. Poi, tranne per chi ha già dimostrato lungimiranza, si tornerà a correre verso l’acquisto più costoso, il contratto più elevato,
i bonus più invitanti. Il sistema è corroso da dentro, ci sono procuratori, che a me non stanno simpatici, che giocano su più tavoli, perché vivono di provvigioni e ogni cessione muove capitali. E a loro non interessa altro che spostare i propri assistiti. Negli Anni Ottanta, gli incassi erano limitati al botteghino, al Totocalcio, a qualche sponsor che cominciò a comparire.
Ora la Championsè un gettito di danaro che però viene bruciato, spesso, da spese colossali che non arrecano beneficio. Quanti sono i calciatori al mondo che cambiano, sul serio, la fisionomia di una squadra? Senza voler essere paradossale, ma Messi, altrove, farebbe vincere come riuscì a Maradona con il Napoli e l’Argentina? Ne dubito, perché fuori dal contesto Barcellona, con la sua Nazionale, non
mi sembra sia riuscito ad ottenere risultati indimenticabili.
Non credo che Messi, inserito altrove, sia capace di far vincere a un club ciò che quel club non è stato in grado di conquistare fino a quel momento. Neanche Ronaldo ha portato la Champions alla Juventus, però le ha ridato in scioltezza lo scudetto che il Napoli le aveva quasi strappato.
L’avvento di Berlusconi ai miei tempi? Lui aveva Mediaset, io le mie amicizie, per esempio Biagio Agnes, direttore generale della Rai; ed ero Consigliere Federale. Era una stagione felice per il Sud e per la Campania in particolare, c’erano Ministri e un mondo che, confesso, mi ha aiutato. Ma Maradona ha contribuito a scrivere un’epoca nella Storia e devo dire che ne è valsa la pena.
Continuare o cancellare questa stagione? Io la fermerei soltanto se il Napoli fosse in testa. Ma il momento richiede risposte serie: penso sia giusto, quando sarà possibile, andare avanti. Perché, faccio un esempio, sarebbe tremendamente iniquo negare al Benevento la promozione in serie A. Ha 20 punti di vantaggio sulla seconda, ha perso solo una partita e le ha praticamente vinte tutte. Si rende conto: 20 punti. Dev’essere bravo sul serio Pippo Inzaghi, e lo è stato il presidente, Vigorito: azzerare questi sforzi sarebbe un torto insopportabile.
Ci sarà un giorno in cui ne usciremo e allora che si riparta e si concluda, senza porsi date, arrivando in estate e anche oltre, ritardando l’inizio dei prossimi tornei. Si trovi un modo ma il campo vuole vincitori, non assegnazioni a tavolino, né l’oblio: in Inghilterra, il Liverpool che dovrebbe fare, buttare via la Premier? Il calcio avrà di nuovo il suo tempo e dovrà ricominciare da dove si è fermato”.