L’infettivologo Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive dell’Ospedale policlinico San Martino di Genova, ha parlato del Coronavirus in un’intervista al quotidiano Il Mattino.
Secondo l’esperto, il fatto che i numeri dei contagiati e dei morti resi noti ieri fossero in aumento, non significa che l’epidemia stia crescendo.
“La ragione sta semplicemente nel fatto che è cambiato il metodo di conteggio. Negli ultimi giorni infatti è stata modificata la modalità di rilevamento. Per cui in alcune Regioni si sono fatti molti più tamponi di quanti se ne facessero prima.
Il contenitore dei contagi prende insieme sintomatici e asintomatici. Quindi è inevitabile che cambiando la modalità di fare i tamponi i casi siano sempre di più. Quello che noi dobbiamo guardare come indicatore di come sta andando l’epidemia sono invece i ricoveri ospedalieri. Le Regioni del Nord Italia, che sono quelle che sono state interessate dal primo fenomeno, sembrano essersi stabilizzate. Hanno raggiunto ragionevolmente la fascia quasi di plateau. Per cui è verosimile che forse il picco , almeno nelle regioni del nord Italia, probabilmente è stato raggiunto.
Picchi diversi in base alle regioni? È inevitabile che occorra guardare prima la situazione lombarda ed emiliana, che sta interessando il 90 per cento dei casi italiani. Il picco probabilmente lì è stato già raggiunto e stiamo vedendo una fase di plateau, che è una fase che si appiattisce e continuerà probabilmente per quest’altra settimana. Avremo dei ricoveri costanti e poi ci auguriamo che con la metà della settimana prossima avremo una fase in cui il numero dei casi inizierà a scendere. È indubbiamente quello che tutti ci auguriamo di vedere.
I pazienti che oggi muoiono sono le persone che si sono infettate o che comunque hanno avuto situazioni critiche probabilmente sette, otto, dieci giorni fa, per cui non è un dato che ci dice la situazione di oggi, ma ci porta dietro un carico di tutti i pazienti che, in terapia intensiva o in un reparto, non hanno risposto alle terapie. Poi dobbiamo guardare molto anche all’età media dei decessi italiani, e questo è abbastanza tipico dell’epidemia del nostro Paese: è altamente sopra i 70 anni, per cui è evidente che la maggioranza dei decessi avvengono in persone che o sono molto anziane o hanno dei grossi problemi di base. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità riguarda soggetti giovani senza comorbidità il 2% dei decessi.
Autorizzazione di farmaci per la malaria e l’HIV? È chiaro che siamo di fronte ad una malattia per la maggioranza sconosciuta.
Per cui ogni possibilità che l’Aifa offre a noi medici è ben accetta. Stiamo insomma lavorando su una malattia nuova, dove stiamo sperimentando, per cui è bene che l’Aifa lasci aperti i cordoni e dia ai medici la possibilità di sperimentare nuovi farmaci.
A Genova, già abbiamo sperimentato il remdesivir, un antivirale, stiamo utilizzando il tocilizumab, che è un antireumatico, poi quelli anche quelli contro l’hiv, e l’idrossiclorochina, un antimalarico. Stiamo usando il protocollo ligure e poi c’è anche quello della Società italiana di malattie infettive. Abbiamo avuto dei successi. Però se dico che 5 su 7 sono andati bene non faccio un buon servizio alla scienza. Bisogna fare uno studio alla fine per vedere che cosa ha davvero funzionato”.