Il giornalista Antonio Corbo, nella sua consueta rubrica su “Repubblica.it”, “Il Graffio”, analizza la sconfitta di Madrid e commenta le dichiarazioni del Presidente che hanno accesso il post gara.
Lo scontro fra De Laurentiis e Sarri non sarà l’ultimo. Ve ne saranno ancora. Ma tutti renderanno più forte il rapporto tra i due. La polemica è stata intempestiva, giusto ma banale dire che il presidente doveva evitarla. Perché De laurentiis non sa fingere, e Sarri lo conosce, lo subisce, lo stima anche. Nei giorni peggiori del rapporto il 27 maggio sarri fu chiamato per firmare a condizioni ottime. Disse in tv che il presidente si era comportato come un padre.
Gli diede più di quanto sperasse.
Non credo che la lite potrà incidere. Aldilà dei tempi e dei toni sbagliati, vi sembra giusto che non si conosca ancora il valore di Rog, ideale sostituto dello spento Callejon? Avreste portato in panchina Maggio o Rog?
Non solo: è stato un affare prendere Pavoletti per sostituire Milik, spendere una quindicina di milioni per un 28enne e non utilizzarlo? Evidentemente non serve. Giusto. Ma perché si è tanto insistito per Pavoletti?
Queste riflessioni De Laurentiis nell’ira di Madrid non ha saputo nasconderle. Sarri ha risposto bene. Con fermezza e dignità. Ed è finita lì.
Credo che sia stata male organizzata la trasferta di Madrid. Questo il tema dell’analisi appena scritta per Repubblica. Volentieri la giro agli amici del Graffio, ringraziandoli anche per la partecipazione numerosa a Tribuna Corbo, che ha toccato una cifra altissima di contatti su Repubblica Facebook..
Nella stessa notte il Napoli ha scoperto quello che fingeva di non sapere. Che la bellezza del suo gioco è fragile senza ricerca di spazi in profondità, che le imprese non si promettono, ma si realizzano attraverso operosa umiltà, nel silenzio dell’attesa, nel tremore che diventa coraggio, nel vivere prima l’impatto con gli occhi della mente. Basta favole, il possesso palla non garantisce la vittoria, semmai la favorisce. Si sono invece lasciati tutti insieme sedurre dalle illusioni: «Andiamo e imponiamo il nostro gioco». Si è visto, caro Napoli. Lo scontro fra De Laurentiis, Sarri e la squadra è cominciato lì. Quando Hamsik, il capitano, dichiara che a Madrid è possibile vincere, e vi riusciranno, per amore di Napoli. Quando Sarri in conferenza spiega che giocherà «con tre punte anche quattro, perché non posso snaturare il Napoli». Facile a dire. Ad Hamsik, a Reina, a Callejon, a Sarri credono tutti, piace credere al presidente, agli stessi giocatori, ai tifosi. Ne sono convinti tutti, in un eccesso di autostima, mentre giornali e tv esaltano quelli del Real, ricordando che sono i più ricchi, i più potenti, i più forti del pianeta. Che cosa sosteneva l’ottimismo trascinante del Napoli? Vi casca anche il presidente. Che collabora allo sfacelo sommando caos a caos. Si sa che nello stesso hotel Maradona è un mito ingombrante anche quando è in pace con Rocio; che non si riempie l’aereo dei giocatori con tifosi disposti a pagare molto e disturbare poco; che non si salta l’allenamento dell’ultima sera. Errore: è utile entrare nello stadio il martedì sera, per saggiare il terreno che si scoprirà poi viscido; per scegliere i tacchetti giusti, per vincere l’emozione del Bernabeu, per consentire agli esterni di prendere i punti di riferimento (piattaforme, cartelloni, fari) e memorizzare le distanze per muoversi e passare palla anche a occhi chiusi. Ingenuità di chi non conosce il grande calcio, e crede che si possa «imporre il nostro gioco» a chiunque e ovunque, anche a chi la Champions l’ha vinta 11 volte. Il crollo psicologico è fatale. Persino il gol di vantaggio del fantastico scugnizzo Insigne ha un effetto opposto: paralizza il Napoli, come una certa musica i serpenti a sonagli. Finiti sogni e partita, esplode l’ira di De Laurentiis. Pensa: perché mi han fatto credere che avrebbero imposto il gioco al Real? Inesperto, reagisce. Accusa Sarri. Una polemica intempestiva che svanirà presto, per fortuna. Il 3-1 è rimediabile se il Napoli si concentra in francescana umiltà, se oltre al bel gioco cerca la concretezza, se rivaluterà i pregi delle ripartenze che gli diedero il 7-1 a Bologna, e se un po’ riflette sulla classifica: perché la Juve gioca peggio, molto peggio ed ha 9 punti in più?
Fonte: Repubblica.it