Antonio Corbo, editorialista di Repubblica, è intervenuto ai microfoni di Napoli Magazine, durante la trasmissione Napoli Magazine Live.
“Quanto accaduto a Milano è lo specchio della deriva di odio che oramai dilaga in Italia. Se persino il Papa è costretto a misurare le parole per non urtare la suscettibilità di qualcuno, significa che siamo davvero alla barbarie. La Procura Federale è intervenuta dopo le richieste della panchina azzurra, ma toccava all’arbitro sospendere la partita, ma evidentemente Mazzoleni avrà ricordato cosa accadde a Gavillucci che interruppe Sampdoria-Napoli per lo stesso motivo e poi fu retrocesso nelle categorie inferiori… Tutti gli arbitri italiani si comportano come Mazzoleni, nessuno ha voglia o coraggio di toccare le partite, in particolare a Milano, la città di Salvini. Il calcio, ostaggio dei contratti televisivi e di sponsorizzazione, lascia un morto a terra e continua come se non fosse accaduto nulla. Bisogna bloccare le trasferte, ognuno veda le partite a casa sua. Ricordiamo cosa accadde in Inghilterra dopo l’Heysel, con la Thatcher che ebbe la forza di bloccare per anni le trasferte dei tifosi inglesi ed oggi, dopo quel provvedimento, non si parla più di hooligans. In Italia, invece, nessuno vuole prendersi questa responsabilità molto impopolare. Mazzoleni ha degli scrupoli che supera anche il rimorso della sera. Koulibaly, purtroppo, è stato troppo ingenuo a fare quel gesto, certamente è perdonabile, mentre non lo è Insigne che non si è comportato da capitano e credo, anzi, sono sicuro, che verrà multato dalla società. Io propongo di presentare il Napoli con Koulibaly capitano a Milano il 26 gennaio contro il Milan.Ho visto un Napoli fragile, che come avrebbero detto i miei colleghi 20 anni fa, non ha digerito il capitone. Gli azzurri si sono presentati in modo inadeguato alla partita di Milano che poteva essere la gara della svolta. Ho fatto il giornalista “per qualche mese” e non vedo perché non si possa giocare anche in questi giorni, considerato che come per il parroco ed il poliziotto, per noi giornalisti, non cala mai la notte”.