“Con quella faccia un po’ così”….”Quell’espressione un po’ così….”,
cantava Paolo Conte.
La dedica è per Genova, città meditterranea nella quale è bellissimo perdersi – affermava il cantautore piemontese.
Ogni sua canzone è un racconto, con i suoi personaggi normali, quanto anormali, una diversità che si dissolve nella sua paradossale normalità.
Poche parole, testi ermetici, tanto basta per proiettare chi ascoltà in una realtà piacevole e coinvolgente, dai riscontri emozionali di primissimo livello.
Quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, l’hanno anche due artisti della panchina, Carlo Ancelotti e Rafa Benitez.
Leader silenziosi, trascinatori innati, autorevoli esempi di riferimenti assoluti.
Niente urla, messaggi chiari e diretti, cultura del lavoro e del rispetto. Delle persone, degli ambienti, dei ruoli.
Alla ribalta della cronaca salgono gli urlatori, gli eclatanti, gli stimolatori di titoli, non “tituli”, sia chiaro.
Loro, invece, passano facilmente, soprattutto quando mancano i risultati, per coloro che non sanno farsi sentire, per quelli che non sanno fare la voce grossa nello spogliatoio.
Carlo Ancelotti ieri sera ha vinto la sua personale terza Champions League da allenatore.
Evviva “quella faccia un po’ così….” Evviva quell’espressione un po’ così….”. Le stesse che ha Rafa Benitez.