La Juventus ha presentato il nuovo logo del club. Stilizzato e accattivante ma che al tempo stesso ha messo in archivio oltre 100 anni di storia.
Il progetto per ‘partorire’ il nuovo logo è durato due anni e la società “Interbrand” lo ha concepito con l’obiettivo di aggredire i mercati mondiali e portare il brand-Juventus ai livelli degli altri club più famosi ed amati. Il tempo solo potrà dire se il nuovo logo avrà centrato l’obiettivo. Due anni per òpoi farlo praticamente uguale a quello della squadra polacca del Jagiellonia Bialystok
Mettiamo da parte le battute tipiche dei social che il nuovo logo ricorda non poco il numero 71 (e sappiamo nella cabala napoletana cosa significa questo numero). Così come la sparizione dal logo juventino del simbolo della città di Torino ha ispirato le battutte sull’apolidìa della tifoseria juventina che, secondo i più maliziosi, in gran parte è formata da appassionati del resto dell’Italia e solo in minima parte dai torinesi che invece preferirebbero il Torino.
Ma c’è un aspetto forse più serio.
La cancellazione dal logo del simbolo della città di Torino potrebbe essere anche una scelta collegata al trasferimento all’estero delle sedi legali e fiscali delle società della Holding della famiglia Agnelli. Da quando è entrata a far parte della FCA (Fiat Chrysler Automobiles – n.d.r.), la stessa FIAT grande, potente e influente ala protettrice della squadra di calcio degli Agnelli, legalmente è olandese e fiscalmente inglese.
Forse un primo passo per fare anche della Juventus una società non italiana ma che giocherà nel calcio italiano?
Magari solo un’interpretazione maliziosa ma come disse una volta uno spagnolo amico di Napoli, quando si parla della Juventus tutto “Ci può stare”.