Rosy Bindi, presidente della Commissione, e il coordinatore del comitato Mafia e Sport, Marco Di Lello (PD), hanno presentato una relazione su mafia e sport approvata oggi all’unanimità dalla Commissione parlamentare antimafia.
Ecco quanto si legge: “A Torino la ‘ndrangheta si è inserita come intermediaria e garante nell’ambito del fenomeno del bagarinaggio gestito dagli ultras della Juventus, arrivando a controllare i gruppi ultras che avevano come riferimento diretto diverse locali di ndrangheta.
Le risultanze dell’inchiesta parlamentare hanno consentito di rilevare varie forme, sempre più profonde, di osmosi tra la criminalità organizzata, la criminalità comune e le frange violente del tifo organizzato, nelle quali si annida anche il germe dell’estremismo politico, per rendere tutti i soggetti della filiera sportiva consapevoli del rischio di infiltrazione mafiosa, e quindi attrezzati per fronteggiarlo insieme alle istituzioni”.
Per quanto riguarda il provvedimento del Daspo, secondo la commissione sarebbe opportuno intervenire “sia prevedendo termini di efficacia più severi che introducendo l’obbligo e non più la facoltà di imporre al destinatario di presentarsi agli uffici di pubblica sicurezza nel corso delle manifestazioni sportive”.
La Commissione invita inoltre a “valutare l’introduzione anche di misure, come strutture sul modello inglese che consentano di trattenere temporaneamente soggetti in stato di fermo all’interno dello stadio, atte ad agevolare l’azione delle forze dell’ordine, con particolare riferimento all’arresto in flagranza, anche differita, e alla possibilità di procedere al giudizio per direttissima”.
La Bindi precisa: “Non c’è stata complicità consapevole da parte della Juventus, però la società non è stata neanche vittima. Rispettiamo le decisioni della giustizia italiana e rispetteremo quelle della giustizia sportiva, ma se sono state escluse responsabilità penali sicuramente è stato anche escluso il ruolo o status di vittima della società. Credo che questo abbia avuto un’affermazione molto chiara in sede giudiziaria e per noi è molto importante. Non c’è stata complicità consapevole da parte del club, ma la Juventus non è stata neanche vittima. C’è stata una sottovalutazione di questo rischio”.
Fonte: repubblica.it