“Le Nazionali sono un problema che hanno tutte le squadre di alto livello. Sono 3 giorni che cerco di parlare con il CT del Belgio per parlargli di Mertens ma non mi risponde”. Così Sarri in conferenza stampa dopo la vittoria sul Cagliari al San Paolo.
Le parole del tecnico del Napoli hanno però stuzzicato la vena polemica di alcuni opinionisti. L’unica vera colpa di Sarri è aver detto pubblicamente quello che pensano quasi tutti gli allenatori delle squadre di club. Anche quelli che poi una volta nominati CT dell’Italia hanno cambiato poi totalmente opinione. E’ già successo prima con Donadoni e Prandelli, poi con Conte e infine con Ventura.
Magari il vero problema non sono (solo) le nazionali, ma tutto il calendario di una stagione calcistica che non tiene conto di quanto siano aumentati in maniera esponenziale gli impegni dei calciatori, con relativi spostamenti da una città all’altra, da una nazione all’altra, da un continente all’altro, che causano più uno stress mentale che fisico.
Serie A. Negli anni il campionato italiano è passato dalle 30 partite stagionali con il format a 16 squadre, prima alle 34 con il campionato a 18 squadre fino alle attuali 38, con relativi turni infrasettimanali, con la Serie A a 20 squadre. Ritornare già a un format a 18 squadre significherebbe giocare 4 partite in meno abolendo i turni infrasettimanali.
Coppe europee. Negli anni ’70 e 80′ la Coppa dei Campioni per la squadra finalista prevedeva al massimo 9 partite, mentre con il format attuale una squadra per vincere la coppa deve giocare almeno 13 partite al netto degli eventuali preliminari. La finalista in Coppa UEFA invece giocava al massimo 11 partite contro le 15 dell’Europa League, sempre al netto dei preliminari. Ridurre le gare europpe dei club è impresa quasi impossibile, considerando i tanti soldi che arrivano da sponsor e diritti televisivi con i format attuali di Champions ed Europa League.
Nazionali. Fino a metà degli anni ’80 la media delle gare delle rappresentative nazionali era di circa 6-7 partite a stagione, contro le circa 10-12 dell’ultimo decennio. Sicuramente sull’aumento degli incontri tra nazionali ha inciso la suddivisione di alcuni Stati in nazioni più piccole (l’ex URSS, l’ex Jugoslavia), ma bastava ad esempio comporre più gruppi eliminatori per le qualificazioni alle competizioni estive quali Europei e Mondiali riducendo di conseguenza il numero delle partite da giocare. Così come andrebbero rivisti i gironi di qualificazione ai mondiali del gruppo sudamericano (ogni nazionale è costretta a giocare 18 partite) e la cadenza biennale della Coppa d’Africa, addirittura giocata tra gennaio e febbraio con i campionati in corso.
Sarri ha ragione nel sottolineare che si gioca tanto, ma non è solo per le gare delle nazionali anche perchè ai calciatori fa piacere assaporare il gusto di difendere i colori del proprio Paese.
Il Napoli come tutti i top club, quindi come dice Sarri è un problema comune, nelle ultime otto stagioni ha giocato da un minimo di 48 partite a un massimo di 59 incontri a stagione. Davvero troppe.
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