Massimo Clementi, professore del San Raffaele di Milano è intervenuto nel corso di Punto Nuovo Sport Show su Radio Punto Nuovo.
“Considero seria la situazione, ma non condivido toni allarmistici. Non possiamo permetterci un secondo lockdown. Abbiamo fatto la chiusura più forte di tutta Europa, anche beneficiandone. Tuttavia, queste scelte hanno un costo sociale, anche in termini di ricadute economiche e di altra patologia che emergono. La Asl di Napoli ha fatto bene ad intervenire? Faccio un passo indietro: il calcio a un protocollo stilato in maggio. La situazione era molto diversa dall’attuale, e questa è stata la motivazione della ASL di Napoli che è intervenuta per porre anche una questione se il protocollo dovesse essere rivisto oppure no. Io penso che si arriverà a questa determinazione, sebbene i calciatori siano poco o nulla sintomatici, si arriverà a rivedere il protocollo. La Asl ha rotto gli schemi, ma ha fatti bene. 14 giorni sono troppi per la quarantena, non sono nello sport ma anche nella scuola. Si potrebbe ridurre la quarantena a 10 giorni per poi arrivare a 7-8 giorni. Andare in bolla dopo un caso di positività? No, perché favorisce il contagio. Il tampone è una fotografia: un soggetto potrebbe sviluppare una positività anche un giorno dopo e potrebbe non bastare. Il protocollo va rivisto e che vada modulato sulla scorta di come prosegue l’epidemia. Che il Genoa vada a Verona senza 17 positivi non è sport. Se la Asl di Napoli non avesse preso questa decisione, saremmo stati in maniera critica a seguire il protocollo. Perplesso che gli ispettori della Figc vadano a Napoli e non a Genova: ed è incredibile come il Genoa possa andare a Verona con 17 positivi”.