Ciro Poppella è partito dal quartiere Sanità a Napoli e oggi con il suo ‘fiocco di neve’, il quarto dolce napoletano in assoluto, è presente in vari paesi del mondo.
Quello stesso quartiere, considerato difficile fino a 8 anni fa e ora in via di grande sviluppo, ancora oggi accoglie, con orgoglio, la sua pasticceria che ogni anno produce ben 3 milioni di Fiocchi.
Come ha inventato il “fiocco di neve”?
“Potrei dire che è nato quasi dalla “disperazione” …che ci faceva ritrovare in laboratorio di sera tardi, dopo il lavoro. Ho avuto tanti pasticcieri, in particolare ringrazio quello che è stato con me i primi due anni. Nel 2015 il fiocco di neve è diventato un dolce famoso a Napoli, in Europa e nel mondo. L’ho chiamato così per la dolcezza con cui si scioglie nel palato…così come il fiocco di neve quando cade a terra si disintegra”.
È proprio una bella storia… In che anno ha inaugurato il suo locale?
“Nel 2003. Mio nonno era panettiere, mio padre un ‘tarallaro’. A 12 anni ho smesso di andare a scuola e ho iniziato a lavorare, prendendo in seguito la terza media serale. Ma il mio pallino era la pasticceria. Allestimmo un piccolo laboratorio e fu un cugino di mio padre, che oggi non c’è più, a insegnarmi tante cose. Lui capì che avevo una dote. Tra un mese riaprirò quel piccolo locale di 17 m² con cui ho iniziato 20 anni fa. Oggi mi trovo in una pasticceria più grande a 20 metri di distanza. Lì ci metterò adesso la gelateria. È un posto a cui tengo tanto, per la storia che rappresenta, e non merita di restare chiuso. Il fiocco nasce nel 2010 ma nel 2015, dico la verità, volevo quasi chiudere, ne vendevo pochi. Poi una domenica mi contattò un’associazione di bambini disabili, “Tutti a scuola” di Antonio Nocchetti. Mi chiese un po’ di dolci per “giochi senza barriere” a cui partecipavano tanti piccoli, anche meno fortunati. Avevo difficoltà a produrre i fiocchi, finanche a reperire il furgone per la consegna. Alla fine, ne trovai uno per 40 euro, e per questo evento confezionai e donai circa 2500 pezzi. Poi andai in vacanza a Marina di Camerota con la mia famiglia con i soldi che avevo risparmiato non fumando durante l’anno. E successe qualcosa di inaspettato. Ogni giorno il mio telefono squillava varie volte: mi contattavano per sapere quando avrei riaperto e così via. Quell’evento, grazie ad un atto di generosità, aveva finalmente fatto apprezzare i miei fiocchi e spalancato le porte della notorietà …da 20 fiocchi la domenica iniziai a venderne 50-60 in due minuti. Poi 3000 al giorno. Mi resi conto che per fronteggiare la richiesta mi occorrevano forza lavoro e macchinari più importanti. Rinnovai il locale in 5 giorni. Vendevo 3000-4000 fiocchi al giorno anche all’esterno del locale, durante i lavori. E 18.000 quando ho riaperto. Lavoravo dalle 02:00 di notte alle 10 di sera! È partito tutto da quell’evento di beneficenza a cui accettai di partecipare anche se non era nelle mie possibilità, ma quando si tratta di fare del bene non so dire di no… e questo vale anche oggi”.
E le imitazioni che ci sono in giro? Che ne pensa?
“In tanti hanno provato ad imitare il mio dolce, ma nessuno riesce ad eguagliarlo! All’inizio gli altri pasticcieri mi criticavano, sostenendo che il fiocco era un dolce ‘banale’. E mi sono anche dispiaciuto. Però poi tutti i pasticceri restavano sbalorditi dalla fila che persisteva fuori al mio negozio, non solo il sabato e la domenica. Con il passare del tempo mi sono reso conto che, analogamente a quanto accade per le grandi firme, l’imitazione del mio dolce può essere per me solo motivo di orgoglio. Più mi copiavano e più cresceva il mio nome. E la copia in ogni caso …non è mai stata uguale all’originale! Il mio segreto me lo tengo stretto”.
La sua famiglia: che ruolo ha avuto?
“Devo ringraziare la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto, sopportato e supportato perché non era facile andare avanti però soprattutto grazie a loro e ai sacrifici di noi tutti oggi siamo un’azienda che fa numeri importanti e coinvolge circa 55 famiglie. Ho tre figli, Salvatore, Rita e Carmen, quattro nipotini, Anna, Chloè, Antonia e Ciro junior, che ha quasi 4 mesi. Ho una moglie meravigliosa, Anna, con cui ho festeggiato 28 anni di matrimonio! La conosco da 32. È stato all’inizio difficile, eravamo due bambini. Oggi si litiga ancora per gelosia, per amore e per tante altre cose. Sono la mia roccia”.
Qualche aneddoto singolare?
“Anni fa mi chiamò Berlusconi, e pensai ad uno scherzo! La sua compagna amava i miei dolci e gliene feci arrivare 10 pacchi, sullo scooter… in tutto erano 300 fiocchi! Poi per il Capodanno 2018 uno sceicco arabo di Londra mi ordinò pastiere, fiocchi e altro. Glieli consegnai in aeroporto, era pronto a decollare con un jet privato… Analogamente mister Gennaro Gattuso, ha voluto che lo rifornissi anche in Spagna. Dalla Sanità…può sembrare assurdo ma non lo è…sono arrivato in tutta Europa. Trasportiamo con i container frigorifero a -18 gradi. Non apro altre sedi ma rifornisco direttamente altri locali perché non vorrei che diventasse una produzione industriale per preservare la qualità del mio prodotto”.
La più grande soddisfazione e il rammarico più forte?
“La soddisfazione è stata quella di uscire dal quartiere e spiccare il volo. La delusione, più che altro all’inizio, quando non sentivo l’affetto e l’appoggio della gente intorno. Oggi è diverso, mi amano tutti. Ne ho avuto dimostrazione di recente, a novembre e dicembre non sono stato bene ma ho avuto tante dimostrazioni di affetto”.
Passiamo al Napoli di quest’anno…
“Io fondamentalmente amo la maglia della mia squadra del cuore. Certo si… ho amato lui, Diego. Quest’anno ci credevo e penso che sarà tutto positivo…come il fiocco portafortuna. Prima della vittoria agli Europei avevo pubblicato sui social il ‘fiocco tricolore’. Mi hanno preso tutti per pazzo, ma sappiamo com’è andata a finire! Se succede quello che deve succedere per la nostra squadra ho già pensato a un dolce da dedicare a questo momento prestigioso…che rimarrà per sempre! Sarà una sorpresa che svelerò al momento giusto. Compreso il packaging. Una scatola da tre… ed è facile intuire perché. Oggi impazzisco per tutti i giocatori…ma uno in particolare mi piace tantissimo, e fino ad oggi è stato apprezzato troppo poco. È qui da 7 anni: Mario Rui, il maestro, un gladiatore. Spalletti si è dimostrato un grande allenatore. Con questi giocatori giovani ha formato un gruppo spettacolare. E poi c’è un nuovo giocatore argentino nel Napoli oggi, nel segno di Diego. Io non andavo allo stadio da un po’, sono ritornato tre anni fa con mio figlio Salvatore e quando lui gioisce ai gol del Napoli rivedo me ragazzino. Infine, volevo fare un accenno sul Presidente De Laurentiis: tutti lo hanno sempre criticato, io lo apprezzo da quando è a capo del Napoli perché è un grande imprenditore. E porterà ancora tanto a questa città e a questa squadra, se glielo concederanno perché lui ci sa fare. E poi è fortunato…proprio come me”.