Amato Ciciretti, giocatore del Napoli, ha rilasciato un’intervista esclusiva al portale gianlucadimarzio.com.
Ciciretti ha parlato della promozione in Serie A conquistata col Parma, squadra in cui è andato in prestito a gennaio.
Vi proponiamo alcuni stralci: “Va beh, se guardate come mi vesto… . Me lo sono creato io questo personaggio.Non è facile oggi mostrarsi per quello che siamo.Oggi con i social il mondo è diventato inevitabilmente più piccolo. E le distanze si sono ridotte. Troppo semplice tramite Instagram ferire e insultare. E’ di una semplicità incredibile. Sono un ragazzo che si espone tanto, è vero. Ma qualsiasi cosa postavo prima di La Spezia mi insultavano. Questo alla lunga dà fastidio. Il gol di venerdì scorso e la vittoria del campionato hanno rappresentato una liberazione. Il Parma ha speso tanto per me, giusto che lo ripagassi così.
La mia passione principale: stare con i miei nipotini, mio cognato. L’immagine che veicolo magari può sembrare non delle migliori, ma la prima cosa che voglio fare quando non gioco a calcio è stare con i miei nipoti. Ho 24 anni, certamente qualcosa mi concedo, penso sia normale. Ma se lo faccio io sembra che sia successo qualcosa di incredibile. Perché? Perché ho i tatuaggi, perché mi sono esposto troppo. A proposito: non ho neanche più spazio di farmene uno nuovo per festeggiare la promozione con il Parma (ride ndr). Mi è rimasta però la bella emozione, le immagini impresse nella mente che non dimenticherò mai. I minuti finali specialmente, l’ansia, l’adrenalina e la liberazione al triplice fischio.
L’anno prossimo? Dico la verità: se ovviamente avrò l’opportunità di rimanere a Napoli la prendo, mi gioco le mie carte. Con loro ho un quadriennale, giusto che decidano loro. Sarei felice di giocare lì, non nego. E’ una piazza importante, in Italia e fuori. Se loro decidessero che devo andare in prestito il mio desiderio sarebbe però quello di ritornare a Parma. Città splendida, tifosi fantastici. Parma è la prima scelta. Si è creato un gruppo splendido: prima dell’ultima partita Frediani, ad esempio, si è buttato in mare per pegno. Lo provocavamo, gli dicevamo che non avrebbe mai avuto il coraggio. E invece… . Era un rito”.