Il CDS ha pubblicato un’analisi approfondita delle nuove norme del Fair Play Finanziario. Di seguito un estratto.
“L’Uefa ha rivisto le norme allargando, da un lato, le maglie del pareggio di bilancio ammettendo uno sforamento di 60 milioni ma imponendo, dall’altro un salary cap atipico perché rapportato ai ricavi. Non si potrà spendere più del 70% dei ricavi (biglietteria, sponsor, ricavi commerciali, dirit-ti tv più le plusvalenze da player trading) in spese connesse alla gestione della rosa: monte stipendi più costo per ammortamenti. Quest’ultimo è il volume di investimenti sostenuto per acquistare i cartellini spalmato negli anni di durata dei contratti. La norma ha un regime transitorio: si partirà dal 90% per scendere all’80% fino al target del 70%. Detta così sembra una norma equa ma, nei fatti, consente alle società in grado di generare ricavi superiori di spendere più degli altri.
Essendo i top club nella classifica dei fatturati sempre gli stessi, ciò significa (ad esempio) che, grazie a diritti tv enormemente superiori, la Premier avrà un vantaggio su tutti. Ma anche club dotati di brand in grado di generare ricavi commerciali su scala planetaria saranno favoriti.”
Poi l’analisi su alcuni club di Serie A:
“Club come Juve, Inter, Roma chiuderanno il 2021/22 con perdite pesanti, probabilmente oltre i 100 milioni aggiunti ai deficit mostruosi degli stessi club nel biennio passato. Tecnicamente sono già in violazione del FFP (l’Inter ha annunciato la richiesta di un settlement agreement). Questi club faticano a conciliare la ricerca di competitività con il risanamento dei conti: l’Inter ha presente l’esigenza di trovare sostenibilità economica ma i costi continuano a salire”.