Serie A

Cassano: “Sto per tornare in Serie A. Insigne è il mio erede”

Il fuoriclasse 34enne, senza squadra da gennaio, ha rilasciato un’intervista a “La Gazzetta dello Sport”. Di seguito alcuni stralci.

Si sono fatti avanti il Pescara con Zeman, il Palermo, il Crotone, l’Entella e ho chiacchierato anche col Verona: il suo presidente, Setti, si è fatto da solo come me, è una società perfetta. Non rientrare è stata una mia scelta perché non mi sentivo pronto fisicamente e non potevo bruciarmi con un flop. Tra due mesi sarà tutto diverso. Estero? Ho avuto proposte da Cina, Emirati, Mls ma non mi interessano. Non ho problemi economici. Voglio giocare in Italia.

I
n caso di promozione in B, tornerei volentieri a Parma: città bellissima. Quando nel 2014 mi sono accorto che non pagavano nemmeno i mille euro per il giardiniere avevo due opportunità: picchiare qualcuno, i responsabili di quel disastro, o andare via. Ho preferito risolvere il contratto rinunciando a tanti soldi. A Parma ho avuto un grande allenatore: Donadoni. L’ho offeso, gli ho chiesto scusa più volte. Vorrei tornare a lavorare con lui.

Chi mi è rimasto vicino? Cinque persone e basta. Tra di loro Piero Ausilio. Sono ancora pazzo per l’Inter e ci sentiamo un giorno sì e uno no. Se Pioli non dovesse essere confermato gli ho detto di puntare su Guardiola o Spalletti. Se c’è un nuovo Cassano? No, Cassano è unico, un pezzo pregiato, raro. Tecnicamente mi rivedo in Insigne. I miei colpi li ha Schick: lo avevo capito subito. Siamo giocatori diversi, lui è più attaccante di me però è un fenomeno. Seria A? La Juve continuerà a vincere: sono bravi e anche forti di testa. Ma il livello si è abbassato. A fine anni Novanta c’erano le sette sorelle. La settima, la Fiorentina, aveva in attacco Rui Costa, Edmundo e Batistuta. Ecco perché posso continuare a giocare a lungo e fare la differenza e non è giunto il momento di smettere”. Calciatori più forti? Messi è il top: sempre. Poi Iniesta. E porterei con me Xavi. Ancora oggi vale il podio.

A Totti dico d
i non mollare. Vale ancora 10­12 gol a campionato. Ma quando si gioca poco è dura per tutti fare bene. Io e lui siamo gli ultimi eroi di una certa generazione di attaccanti. E’ stato il mio miglior partner d’attacco”.

Per leggere l’intera intervista vi rimandiamo all’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.

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