A Radio Punto Nuovo nel corso di Punto Nuovo Sport Show è intervenuto l’ex arbitro Paolo Casarin.
“Sono molto sulla linea che il calcio di rigore è un risarcimento. Salvo il caso di un 10% di errore, il calcio di rigore vale un gol e allora deve essere il risarcimento per un gol non subito per un intervento falloso. Quando si è nelle condizioni reali disegnare e di concludere l’azione in maniera concreta e viene abbattuto allora bisogna risarcirlo. Per questo si chiama calcio di rigore. Il rigorino nasce perché non è più risarcimento. Pensate a quanto sia grande l’area di rigore e nascono contatti verso lo spigolo dell’aria andando verso il centrocampo. Già la posizione è la lontananza fanno sì che i piccoli contatti li non sono assolutamente prossimi contigui al gol e quindi dovremmo iniziare a ridurre questi rigori.
È stupido tenere aperta la questione delle braccia, il calcio deve smetterla di avere come obiettivi il 5 a 3 o il 4 a 2. Il risultato più logico nella partita di calcio è un 2-1, ma ma non si devono creare artificiosamente rigori. Tanto è vero che siamo andati a finire al 187 rigori e non dico quanti ne concedevamo noi ai nostri tempi. I rigori sono cresciuti già del 50% in grande parte sono rigori in gran parte inventati. Il Var è solo un pronto soccorso di quando l’arbitro palesemente non vede o subisce una svista, come un errore importante. Lo scopo del Var è quello di non far sì che il risultato sia inficiato da un errore clamoroso. Il fuorigioco non ha più le punte di errori dei miei tempi. Si è ingigantito da quando qualcuno si è inventato che bisogna giocare con le mani dietro la schiena. Certo, questa roba passata dall’Ifab è incredibile. Quando ci si sbaglia, ci si accorge di esser stati dei coglioni. Gli errori si devono correggere.
Perché si protrae questo discorso dei rigori? Perché non si cancella una regola ridicola. Nessuno ha detto: “Ho sbagliato a dare questa indicazione” e solo in Italia è stata assorbita come i bambini dell’asilo, in modo così pedissequo. Un insieme di stupidaggini atomiche. Perfino il Var è messo in condizioni di difficoltà: ha un compito più difficile dell’arbitro, perché ha a che fare con uno strumento che amplifica o inventa i contatti. Il Var bisogna applicarlo bene. L’obiettivo è quello di accontentare le televisioni ma ci rendono tutti infelici”.