Paolo Cannavaro, ex difensore e capitano del Napoli, è tornato a parlare del suo addio. Il difensore napoletano oggi è in forza al Sassuolo e al quindicinale “Napoli” ha rilasciato una lunga intervista.
Queste le sue dichiarazioni:
VOLEVA ESSERE IL “TOTTI” DEL NAPOLI, SOGNO SPEZZATO. “Avevo detto che mi sarebbe piaciuto diventarlo. Ti confesso che pensavo tutto fuorché andare via. Avevamo vissuto promozione e campionati di primissimo piano”.
UN ADDIO FINITO MALE MA MOLTE SUE PAROLE SONO STATE TRAVISATE. “Se me lo consenti, vorrei precisare. Ti pregherei però di non travisare, perché qualcuno lo ha fatto e leggere certe cose non mi ha fatto piacere. Io mi sarei incatenato per rimanere al Napoli, ma solo se fossi rimasto quello che ero stato negli anni precedenti: da protagonista e da capitano. Questo a un certo punto non era più possibile: la società e l’allenatore avevano programmato una vera e propria rivoluzione. Non solo in campo, ma anche in società. Siccome passare da protagonista a comparsa non era proprio quello che avevo sognato, di comune accordo abbiamo scelto la migliore soluzione. Oggi sono il capitano del Sassuolo e mi trovo bene, anzi benissimo. Certo che sono e resterò tifoso a 360 gradi della maglia azzurra del Napoli, quella che mi fa perdere la testa anche quando la incontro da avversario”.
IL RAPPORTO CON BENITEZ. “Tutto chiarito. Anche se io dico purtroppo, perché fin dal primo momento Benitez mi ha prospettato un ruolo, meglio una via di mezzo che io non mi aspettavo e che ho deciso di non accettare. Tutto qui, ripeto: non rientravo più nei piani della società, quindi ci siamo separati consensualmente, si può dire?”.
PRIMA TIFOSO E POI CALCIATORE MA GIA’ LASCIO’ NAPOLI UN VOLTA. “Quello è un altro discorso. Io al Napoli posso dire che giocavo prima da tifoso e poi da calciatore. Il calciatore gioca da un’altra parte, il tifoso è con “anima e core” al San Paolo e ovunque gioca la sua squadra, quella del cuore, naturalmente. Il primo fu un distacco del tutto normale: dovevo crescere professionalmente e decisi di raggiungere mio fratello Fabio a Parma. Poi in prestito al Chievo e ritorno al Parma, prima di arrivare nuovamente a Napoli”.
IL NAPOLI OGGI E IL MERCATO. “Io vedo una squadra forte. Senza problemi tecnici né tattici. Vedi ad esempio cosa ha fatto col Verona e come ha dominato e domato la Roma confermandosi, poi, in quel di Firenze. Non deve pensare al terzo posto per ripetere il campionato scorso, ma deve pensare in grande e da grande. Tornare sul mercato per pescare qualcosa di meglio, la vedo dura. Ti sorprenderà, ma le voci di un allontanamento di Benitez mi preoccupano come tifoso che vuole vedere la squadra vincere. Per me è solo una questione di mentalità. Perché alla fine è quella che conta, sia contro la Juve che contro l’Empoli. Le grandi squadre sono forti perché grande è la loro autostima e, ripeto, la loro mentalità vincente. La stagione non ha ancora detto chi è la più forte e le partite da giocare sono ancora molte. In Europa il discorso cambia. Tutte le italiane trovano difficoltà. Le sberle di Bilbao pesano e il contraccolpo si fa sentire anche in Europa League. Penso che si possa arrivare ai quarti solo se si dimenticherà il più presto possibile l’eliminazione in Champions. Ritornare grandi in Europa deve essere alla base di quella trasformazione che credo il calcio italiano debba mettere in atto da subito”.
IL CALCIO DI OGGI. “La carriera di un calciatore ha tempi più o meno categorici. Quel che conta è premiare i più bravi, quelli che più si impegnano e che amano giocare a calcio. A me piace Conte che, finalmente, spinge chi merita. Comunque, ritornando al discorso giovani, io sarei per una B tutta italiana, senza stranieri”.
MAZZARRI O BENITEZ? “Di Mazzarri posso dire che è un testardo e che con lui ho fatto campionati eccellenti. Di Benitez non posso parlare per esperienza diretta perché non mi ha voluto nella sua squadra. Però posso tranquillamente riconoscere che per lui parlano i numeri e si tratta di numeri di un vincente. Da tifoso del Napoli gli chiedo di ripeterli anche per la sua nuova società. Quanto a Mazzarri, mi dispiace che abbia provato per la prima volta il dispiacere dell’esonero, era un piccolo primato a cui lui teneva. Come ho detto, trattandosi di un testardo, supererà anche questa fase non brillante della sua carriera”.