Cresciuto nelle giovanili del Napoli, ha indossato la maglia azzurra che ha giocato nel Napoli.
In uno speciale andato in onda i giorni scorsi su Sky Fabio Cannavaro, campine del mondo in Germania nel 2006 e vincitore nello stesso anno del Pallone d’Oro e del Fifa World Player, ha parlato del suo legame con Napoli e delle sue esperienze fatte all’estero.
“Ho dovuto lasciare Napoli per i problemi economici della società. Qualcuno non mi ha perdonato il fatto che io abbia giocato nella Juventus, ma il mio rapporto con Napoli è sempre forte. Avrei voluto chiudere la carriera a Napoli ma avevo 35 anni e il progetto della società non prevedeva l’ingaggio di giocatori di quell’età e per me è stato un qualcosa non di bello. All’estero ho apprezzato il modo di vivere il calcio, compreso come i giornalisti scrivono sui giornali. E’ assurdo che in Italia ci siano solo 4-5 centri sportivi in grado di ospitare la prima squadra e i ragazzi delle giovanili. E’ importante avere uno stadio di proprietà e investire in un centro sportivo e sul settore giovanile”.
Su Maradona.
“Napoli non è una città che ti rovina ma un trasforma un calciatore della prima squadra in un idolo. Diego resta un Dio, sempre a disposizione dei compagni capace di lasciare fuori dal gruppo i suoi problemi personali”
Su De Laurentiis.
“E’ un grandissimo imprenditore che ha portato il Napoli a lottare per i primi posti tenendo i conti in regola. Però ogni tanto dovrebbe lasciarsi andare perché a Napoli si vive di passione e i tifosi vogliono vincere e si deve vincere”.
Su Sarri.
“Grandissimo allenatore che ti insegna le sue idee. E’ stato molto bravo a cambiare modulo. Il Napoli corre, lotta e ha unito squadra e tifosi e questo blocco compatto è importante”.
Su Higuain.
“E’ un ragazzo straordinario. Si è confermato il campione che che ha giocato con me a Madrid”.
Su Insigne.
“Rispetto all’anno scorso, oltre a sacrificarsi per la squadra e a fare assist, ha capito che è importante segnare”.
Sogna un futuro con il Napoli.
“Oggi faccio l’allenatore e il Napoli e la Nazionale sono i miei obiettivi. All’estero sono cresciuto tanto, e ho conosciuto tantissime persone anche perché essere campione del mondo trasforma un calciatore in leggenda e nel mondo del calcio è una cosa che conta”.