Le prestazioni di Mertens e Callejon contro la Fiorentina insegnano molto: un campione è veramente tale solo se è completo; il talento non è un salvacondotto che esenta dal sacrificio; nel calcio moderno sei antico e perdente se non fai entrambe le fasi; il genio incompreso che aspetta all’ombra di risolvere la partita con una giocata sola appartiene al passato.
Gli esterni moderni oggi sono centauri: metà ali e metà terzini, metà artisti e metà operai. All’ estero questo concetto è acquisito definitivamente. In Italia molto meno. Anche per questo ci piacciono tanto (solo a noi) la difesa a 3 e la densità a centrocampo. Senza attaccanti che lavorano duro, diventa necessario affollare la mediana per trovare equilibrio, come fa Mazzarri, per esempio. Sbaglia il tecnico dell’Inter a rivendicare meriti nelle vittorie di Benitez. Questo Napoli è un altro mondo, per uomini e idee. Difficilmente Mazzarri, che ricorreva ad Insigne col contagocce, avrebbe fatto arrivare giocolieri come Mertens e Callejon; ancor più difficilmente avrebbe schierato insieme quattro attaccanti. Benitez se lo può permettere grazie ai centauri Callejon e Mertens ed è un gran vantaggio: perché se l’assist di Higuain fosse caduto sul destro al volo di Maggio, difficilmente l’esito sarebbe stato lo stesso di Callejon. Anche per questo il Napoli – che ha 3 punti in più di un anno fa – soffre meno con le piccole (Sassuolo a parte), di quanto accadeva prima. Perché ha più individualità che possono risolvere con una giocata tecnica.
Quando Benitez dice: «La concorrenza farà bene ad Insigne», intende anche: l’esempio di Callejon e Mertens farà capire a Lorenzo cosa deve fare per completarsi. Se imparerà a “passare lo straccio” e che sacrificarsi non vuol dire rimpicciolirsi, ma diventare grande, avremo un campione completo.
Fonte: La Gazzetta dello Sport