De Laurentiis ha raccontato a tutti le condizioni in cui versa il calcio, sommerso dai debiti e in cerca di salvataggi. Con 24 ore di anticipo, rispetto ai suoi colleghi della Lega, ha messo la faccenda nelle mani di Mario Draghi.
Il Presidente del Napoli si è definito ottimista, tutti gli riconoscono lungimiranza e visione ma è anche un imprenditore che non ama rischiare.
Il monte ingaggi del Napoli è alto e sperequato rispetto al fatturato ma questo è dovuto al fatto che il sistema calcio ha avuto una bolla finanziata scoppiata in anticipo causa covid.
Il Napoli ha acquisito un allenatore, come Ancelotti e quindi non ha ceduto nel momento opportuno alcuni calciatori.
Anzi ha alzato il livello del parco giocatori e i conseguenti costi gestionali, per essere competitivo e restare nella, tanto denigrata ma sempre fruttuosa, Champions. Poi, per cause non preventivabili ne è rimasto fuori per due anni, nel momento economico peggiore, ed è scattato l’allarme.
Allarme rosso che suona per tutti: la Roma ha oltre 300 milioni di debiti, l’Inter dovrà cedere e tagliare il tagliabile, il Milan, nonostante la Champions ha già ceduto i suoi giocatori migliori e non sembra finita qua.
Poi c’è la Juventus, caso a parte, che apre la cassaforte di famiglia, si prende 400 milioni e spicci e mette a posto i conti.
Però esiste anche l’Atalanta che è veramente virtuosa, perché non solo vince ma investe nel territorio e per il territorio, costruisce uno stadio e non mostra cenni di cedimento.
Non stanno meglio all’estero, soprattutto in Spagna.
Ora verrebbe da chiedersi come mai, tutti questi imprenditori, nonostante: la volatilità del calcio, le bolle finanziare, i debiti, l’imprevedibilità dei risultati sportivi, addirittura il crimine organizzato( come ha ricordato ancora una volta De Laurentiis) continuino ad investire nel calcio. Perché?
O sono tutti super appassionati e mecenati o avranno comunque il proprio tornaconto.
Tornando, infine alla faccenda napoletane ora non resta altro che vedere come si potrà conciliare la linea dei tagli con quello che è l’obiettivo dichiarato per la prossima stagione: tornare in Champions.
Poi, magari, tra un po’, entrare nel nuovo format europeo ipotizzato dallo stesso Presidente.
In mezzo i tifosi frastornati e disamorati che non si capisce bene come si intenda riconquistare.
Nel frattempo palla e campo a Spalletti che ha più fame di un cucciolo di leone.
In fondo, seppure mala tempora currunt mal comune è mezzo gaudio.