In terra sarda il match contro il Napoli è molto speciale da quasi vent’anni.
Come capitò a Giacomo Leopardi con Teresa Fattorini, come succede per ogni amore platonico. L’odio sportivo della piazza di Cagliari nei confronti del Napoli è un raro caso di odio platonico. Tutta la Cagliari calcistica attende con ansia quella che per loro è la madre di tutte le partite, la sfida al Napoli. Dopo un anno in Serie B, i sardi torneranno a sfidare la loro acerrima nemica. Queste le parole, emblematiche, dello storico capitano Conti a Sky Sport: “Cagliari-Napoli è una partita molto delicata, bella come poche, impossibile da dimenticare, di quelle per cui vale la pena scrivere i libri. E’ più di un derby, in campo si dà sempre l’impossibile. qualche volta non ci è andata bene, ma vale sempre la pena dare tutto in questa gara. Io bestia nera del Napoli? Voi non lo sapete, ma domenica dieci minuti li farò anch’io (ride, ndr). Il gol segnato al Napoli nel 2008? Fantastico, è stato il più importante della mia vita calcistica, questa gara per me contava più di ogni altra cosa”. Tutto ciò a Napoli suscita non poche perplessità. La rivalità, gestacci e urla razziste di Cellino a parte, non è stata mai sentita dai tifosi azzurri.
Questa rivalità univoca è nata negli anni ’90. Nella stagione 1994-94 in occasione di Cagliari-Napoli 1-2, Daniel Fonseca rivolse il gesto dell’ombrello alla curva cagliaritana dopo aver segnato. Un gesto poco elegante, ma che può serenamente essere archiviato per quel che è, una questione tra il calciatore e i suoi ex tifosi:
Gli animi dopo questo episodio non erano sereni, ma la goccia che fece traboccare il vaso fu lo spareggio salvezza tra Piacenza e Cagliari giocato al San Paolo nel 1997. I napoletani si schierarono apertamente con i piacentini, con tutta probabilità perché si sapeva che Mutti, allenatore del Piacenza, sarebbe diventato di lì a poco allenatore del Napoli. I tifosi sardi non hanno perdonato questo episodio ai napoletani, trasformando quella che è per i tifosi azzurri una normale sfida di campionato, in una quasi annuale occasione di rivincita nei confronti di un avversario per cui la partita non significa altro rispetto ai soliti, importantissimi, tre punti.