Nella conferenza stampa tenuta questa mattina a Vinovo, Gianluigi Buffon ha annunciato il suo addio alla Juventus, ammettendo che la sua carriera è davanti a un bivio.
Non sa se continuerà a giocare, accettando offerte allettanti che (per sua stessa ammissione) gli sono pervenute, o se appenderà i guantoni al chiodo. Comunque andrà a finire, si concluderà il matrimonio, iniziato nel 2001, tra la Vecchia Signora e quello che, probabilmente, è il più grande portiere di tutti i tempi.
Campione del mondo nel 2006, è il calciatore ad aver vinto più campionati di Serie A (9), il più presente in una Nazionale UEFA (e di conseguenza anche nell’Italia), uno dei tre giocatori ad aver preso parte a cinque edizioni dei campionati del mondo (insieme a Matthaus e Carbajal), ed il portiere che detiene la più lunga striscia di imbattibilità del nostro campionato (974′), solo per citare alcuni dei suoi record.
Purtroppo, però, si è reso a volte protagonista di episodi quanto meno rivedibili. Ultimo della lista è la sfuriata successiva alla gara di Champions League contro il Real Madrid, che ha sancito l’eliminazione della Juventus dalla massima competizione continentale a causa di un rigore assegnato al 91′: Buffon, ai microfoni di Mediaset, si scagliò furiosamente contro l’arbitro, utilizzando frasi forti (“ha un bidone dell’immondizia al posto del cuore”) e mettendone in dubbio la sensibilità. Ma non è l’unico.
Fece scandalo la sua scelta di utilizzare il numero 88, che fu considerata inizialmente una citazione “cifrata” al nazismo, visto che l’ottava lettere dell’alfabeto è la “H” di Hitler, e intesa come “Heil Hitler”. Buffon si scagionò affermando che “l’88 mi ricorda quattro palle e in Italia sappiamo tutti il significato delle palle: forza, determinazione. Volevo lo 00 ma la Lega non me lo ha permesso”. L’anno successivo, tuttavia, il portiere ci ricascò, presentandosi davanti alle telecamere della Rai con una maglia con scritto “Boia chi molla”, noto slogan fascista. Anche in quel caso, il portiere si giustificò, dicendo di non sapere nulla di politica e che voleva semplicemente spronare i suoi compagni invitandoli a non mollare.
Oltre a un suo presunto coinvolgimento nel calcio scommesse, si ricordano, infine, le dichiarazioni rilasciate al termine della sfida contro il Milan, nel 2012, a proposito del gol/non gol segnato da Muntari (la palla era nettamente entrata, ma l’arbitro Tagliaventoi e i suoi assistenti non convalidarono il gol), quando, davanti alle telecamere, disse: “Non mi sono reso conto del gol di Muntari, ma anche se avessi visto non avrei aiutato l’arbitro”.
Dichiarazioni che stridono con la sportività che, comunque, Buffon ha dimostrato in parecchi casi e che, in ogni caso, non scalfiscono una carriera da “numero 1”.