Sull’edizione odierna de il “Corriere dello Sport – STADIO” un’intervista al mister più vincente della storia azzurra.
“A Napoli sono stato giocatore, allenatore e anche dirigente, quando scelsi Lippi prima e Simoni poi. In nessuna altra parte al mondo ho incontrato la cultura, la signorilità, l’intelligenza che ho trovato a Napoli, dove ho stretto amicizie lunghe una vita, come con Enrico Verga, dirigente del club. Napoli mi ha arricchito e mi ha dato moltissimo. Ho nella testa e nel cuore il coro che i 70 mila del San Paolo mi dedicarono. Accadde nel maggio dell‘88, in occasione dell’ultima partita con la Samp, al culmine del periodo in cui c’era chi non mi voleva più in panchina”
Il comunicato dei calciatori? A parte il fatto che era sgrammaticato, alla vigilia della gara qualcuno mi disse che allo stadio ci sarebbe stata una massiccia contestazione dei tifosi contro di me. Quando entrai in campo, invece, il San Paolo cominciò a scandire ripetutamente il mio nome. Non l’ho mai dimenticato“.
Chi vince lo Scudetto quest’anno? Io sono di parte e la premessa è doverosa. Ma non è per questo che affermo: Napoli, è l’anno buono. E non per la legge statistica dei grandi numeri, ma per i grandi numeri della squadra di Sarri. Non lo conosco, devo dire che è bravissimo ed è un piacere vedere in azione il suo collettivo. Giocano tutti a memoria.
Europa League? Adesso c’è il Lipsia e si discute tanto se Sarri debba trascurare l’Europa League, ma in questo momento l’Europa League non conta niente rispetto al campionato. Se un giocatore riporta anche solo un microtrauma, non ha il tempo per recuperare visto che si va in campo ogni tre giorni. E la Juve, per contro, ha una rosa tale che le permette di fronteggiare ogni emergenza”.
Per leggere l’intera intervista vi rimandiamo all’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport – STADIO”.