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Benitez: “Scudetto? Sono quasi convinto che il Napoli ce la farà”

Benitez

Nel corso di ‘Sky Calcio Club’, è intervenuto l’ex allenatore del Napoli Rafa Benitez, queste le sue dichiarazioni.

Ho parlato con Spalletti? Sono molto rispettoso e quando il Napoli fa bene allora posso permettermi di parlare. Liverpool e Napoli sono casa mia, perché in Inghilterra ci vivo e a Napoli ho ancora tanti amici. Appena però chiedo se vincono lo scudetto scatta la scaramanzia (ride, ndr.). Spalletti è intelligente, sa che la squadra sta facendo bene e mi ha detto che hanno un buono ambiente perché stanno vincendo sempre più facilmente. Anche i giocatori giovani che sono arrivati hanno creato questo buon ambiente.

Quale è il rischio che corre il Napoli? E’ un anno speciale perché c’è il Mondiale a metà stagione e cambia tutto. L’intensità in Qatar è molto alta, c’è il rischio infortuni. Dopo il Mondiale ci sarà un mese di assestamento e poi a febbraio, quando inizierà anche la Champions, si vedranno le squadre più forti e i giocatori più forti faranno la differenza. Col vantaggio che ha il Napoli ora può farcela, sono giocatori giovani avranno l’energia, hanno la fiducia e l’ambiente è buono. Sono quasi convinto che ce la faranno.

A Napoli dicevo ‘spalla a spalla’, quando tutti sono insieme si diventa più forti. Dopo non aver vinto lo scudetto da anni la motivazione ce l’hanno. Spalletti ha l’esperienza e l’esperienza per gestire questo. Credo che tutta la gente intorno a lui sa che deve restare tranquilla e seguire la stessa linea.

Il momento decisivo del Napoli è stato il mandare via i senatori? Come allenatore se hai sempre la stessa squadra per 20 anni è molto difficile, posso cambiare il messaggio ma non la mentalità. Cambiare qualche giocatore è importante. Nel nostro primo anno a Napoli il giocatore che faceva la differenza era Pepe Reina. Poi il secondo anno l’abbiamo perso e si è sentita la mancanza. Ma siccome De Laurentiis è molto intelligente l’ha capito e l’anno dopo la ripreso. Era importante anche al Liverpool, perché giocava molto fuori dai pali. In questo modo faceva la differenza, perché la squadra così poteva fare il pressing alto”.

 

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