Il tecnico del Napoli, Rafa Benitez, ha rilasciato un’intervista a “The Indipendent” e postata sul suo sito ufficiale. Ecco quanto dichiarato: Che idea ti sei fatto circa i commenti su di te di Sir Alex Ferguson nella recente autobiografia?
“Il problema è che rispondendo a quelle dichiarazioni fatte su di me o Steven Gerrard non si fa altro che fargli ulteriore pubblicità. Tutto quello che mi sento di dire è che all’epoca facevamo il nostro meglio per difendere la nostra squadra e il club. E abbiamo reagito facendo un buon lavoro. Ci sfidavamo alla grande, erano dei bei momenti per entrambe le società. Lasciamo che le cose fatte a Liverpool e i successi che abbiamo conseguito rispondano al nostro posto. A parte questo non mi sento di aggiungere altro”.
Perché è così difficile per un team inglese riprodurre il sistema di gioco del Barcellona? Con una buona istruzione e duro lavoro potrebbe essere emulato?
“Il dibattito circa la necessità di plasmare una squadra che funzioni attraverso il possesso, e uccida altre squadre sempre attraverso il possesso, è interessante. Tutti sembrano pensare che se non si gioca la palla a terra, non si gioca bel calcio. Io non la vedo così. La cosa importante è giocare bene e vincere le partite: fai quello che devi fare per vincere le partite. Guarda la mia squadra, il Napoli. Avevamo il 74% di possesso palla contro il Sassuolo a settembre e abbiamo pareggiato. Mentre mercoledì sera il 40% contro la Fiorentina e abbiamo vinto 2-1. Il possesso è importante solo se lo sfrutti bene. Alcune squadre non capiscono che passare la palla non è l’unico modo. Se concedi ad un manager di tre-quattro anni per sviluppare uno stile vincente, con le idee giuste, allora non importa cosa che lo stile sia”.
Come procede l’adattamento alla vita di Napoli?
“E ‘un posto incredibile per lavorare e approfittando delle pause di lavoro, ho avuto la possibilità di conoscere un’altra Napoli, che va al di là della città pazza del calcio. Ho visitato Pompei la scorsa settimana, quando la mia famiglia è venuta a trovarmi, era fantastica, come ogni visitatore vi dirà dell’antica città all’ombra del Vesuvio. Come già scrissi, ho anche fatto visita alla Reggia di Caserta e al Teatro San Carlo, vicino alla centralissima Piazza del Plebiscito. Un’altra esperienza incredibile l’ho vissuta nell’auditorium dove si respira l’incredibile storia dell’Opera italiana. Consiglio a chi non conosce Napoli di organizzarsi per visitarla”.
Sei secondo in serie A. Hai già superato le tue più rosee aspettative con il Napoli?
“Direi che l’inizio non è male. Siamo al 75% delle nostre potenzialità e possiamo certamente migliorare. La Roma è la sorpresa del campionato, perché hanno vinto tutte le partite finora, e la Juventus, con cui condividiamo il secondo posto, è molto forte. Stiamo crescendo. L’intesa tra i giocatori è in crescita. Ogni settimana e ogni mese stiamo facendo le cose un po’ meglio”.
Ho letto che i tifosi del Napoli ti chiamano ‘Rafe’
“Hai ragione. I tifosi del Napoli hanno cominciato a chiamarmi ‘Rafe’ quando hanno iniziato ad interagire sul mio forum e se lo preferiscono, perché è più facile, va bene anche per me. Il supporto qui è incredibile. C’è un’incredibile passione tra i tifosi. Mi hanno fatto sentire come a casa”.
Chi ha esercitato maggiore influenza su di te come manager?
“Ce ne sono stati molti, uno di questi l’ho riabbracciato a Firenze, dove sono appena tornato con il mio Napoli mentre vi scrivo. Ieri mattina abbiamo visitato Coverciano, quartier generale della federazione italiana che si trova nella campagna toscana alle porte di Firenze, e ho avuto la possibilità di incontrare il grande Arrigo Sacchi. Abbiamo parlato molto, circa le nostre idee sul calcio, sistemi di gioco, sul calcio spagnolo e il gioco italiano. Naturalmente, le sue idee mi hanno sempre affascinato, dapprima che vincesse tutto in Europa. Un altro manager che ho sempre seguito è il colombiano Francisco Maturana – un allenatore di calcio con grandi idee, che vi esorto a dedicargli un approfondimento. E’ uno dei più grandi allenatori di sfornati dal SudAmerica. Johan Cruyff è un altro di cui seguo le innovazioni. Si tenta di trarre il meglio da tutti i grandi allenatori, sempre”
Chi pensi che dovrebbe vincere il premio ‘Allenatore dell’anno dell’Uefa’?
“Si tratta di una selezione molto forte e sono molto contento di farne parte. Per me, colui che riceve il premio deve essere qualcuno che incarna i principi che vanno al di là della semplice vittoria. Per me, deve essere assegnato a Jupp Heynckes, che nella sua grande carriera è stato da esempio per un sacco di gente”.
Fonte: rafabenitez.com