Si chiama Giandomenico. Giandomenico Mesto da Monopoli. E’ lui l’emblema di una mentalità cambiata , rivoluzionata, evoluta. Calciatore che conosce il significato della parola gavetta, arrivato a Napoli nell’era Mazzarri dopo lunga militanza in squadre “minori” ma che all’inizio di questa stagione sembrava un pesce fuor d’acqua, un calciatore ai margini di una progettualità che prevedeva l’accantonamento della mediocrità a favore di una definitiva consacrazione tecnica della squadra. Eppure, con somma sorpresa di tutti, il buon Giandomenico ieri sera nella sfida di campionato contro l’Atalanta vestiva tranquillamente la casacca numero 16 ed occupava da titolare la posizione da terzino destro. Un segnale forte, quello di Benitez. Anzi, fortissimo. Undici titolari. Undici nomi. Undici emozioni. Undici anime felici, altrettanti delusi per l’esclusione. Ma la comunicazione degli undici che sarebbero scesi in campo non è stato solo questo. E’ stato molto altro. E’ stato un segnale immenso alla squadra. E’ stato tradurre in fatti le dichiarazioni che da subito il tecnico spagnolo ha rilasciato alla stampa ma soprattutto a loro stessi. Non esistono titolari. Tutti coinvolti nel progetto, tutti importanti, tutti investiti dalla propria percentuale di responsabilità, tutti utili alla causa. Noi ci sentiamo di dire: Bravo Mister. Con la tua semplicità, la tua serenità, col tuo sorriso, con la tua esperienza ma forse soprattutto con la tua coerenza, hai trascinato tutti dalla tua parte.
Benitez e il suo vocabolo preferito: “coerenza”
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