L’ex giocatore del Napoli Antonio Bagni è stato intervistato si microfoni del Corriere dello Sport.
«Ero preoccupato come quasi tutti i tifosi per le uscite eccellenti, ora mi sto illudendo».
«Parlare di scudetto è presto, siamo appena alla settima giornata, ma per come stanno andando le altre e per come gioca il Napoli è
giusto crederci».
Bagni, come si passa dalla preoccupazione all’euforia?
«Perché dopo le tante uscite eccellenti, Koulibaly, Fabian, Mertens, Insigne, ero convinto che sarebbe stato un grande traguardo già solo arrivare tra le prime quattro. Ero preoccupato e non lo nego, ma lo erano anche tutti i tifosi, come me, dopo il mercato. Non era facile prevedere che questa squadra facesse risultati simili giocando in questo modo e favo- rendo l’inserimento velocissimo dei nuovi. Il Napoli non è solo vincente ma anche convincente e gioca un calcio bellissimo».
Chi l’ha sorpresa più di tutti dei nuovi arrivati? «Kim, e sa perché? Tre anni fa lo feci chiamare da un mio collaboratore per avere informazioni, volevo proporlo in Inghilterra. Lui era appena passato dal Jeonbuk Hyundai al Beijing Guoan per cinque milioni, ma non ci fu riscontro da parte di nessuno, non solo dai club inglesi, infatti l’anno dopo, a 24 anni, è andato al Fenerbahce per soli tre milioni. Vuol dire che nessuno si era ancora accorto delle sue potenzialità. Complimenti a Giuntoli. Mi sta meravigliando per personalità e carattere, non sbaglia nulla sull’uomo e ha anche ridotto le pericolose sortite offensive palla al piede. Fisicamente è implacabile, di testa le prende tutte, non lo superi mai. Da quando è arrivato in Italia, grazie a Spalletti, è già migliorato molto».
Il vero capolavoro di Giuntoli si chiama Kvaratskhelia.
«Lo vidi la prima volta a 15 anni in un raggruppamento europeo in Under 17. Non avevo dubbi sulle sue qualità, l’unica perplessità era sull’eredità di Insigne che poteva essere pesante. Invece Kvara ha personalità e sfrontatezza e Spalletti quando lo “bacchetta” in pubblico lo fa solo per il suo bene, per la sua crescita. Avendo 21 anni è facile illudersi e credere di essere già arrivati, anche se lui non mi sembra il tipo, è un ragazzo molto serio, con la testa è sempre sul pezzo, concentrato, sicuro. Il Napoli a Milano ha vinto grazie alle sue giocate».
Restando sui singoli: si dovrebbe parlare di tutti, ma Lobotka
merita qualche riga in più.
«Un po’ in lui mi rivedo, anche Marchesi da mediano mi offrì un’altra vita. Spalletti ha subito avuto fiducia in lui e lo ha trasformato nel giro di un anno e mezzo. Sta dimostrando di essere da grande squadra come il Napoli. Ha i tempi della giocata, non gli togli mai palla, è sicuro di sé».
Zielinski e Anguissa sono validi alleati.
«Insieme sono perfetti, si completano. Zielinski è la qualità fatta persona, sembra abbia un altro entusiasmo quest’anno. Anguissa ha una serenità d’animo impressionante, gli inglesi non lo hanno capito come Tomori. Entrambi sono diventati top in Italia. Per le qualità che ha, mi meraviglia abbia segnato così poco, ora si sta avvici- nando di più alla porta. Non gli manca nulla».
A inizio stagione, Spalletti sottolineava la differenza di personalità e carisma tra la vecchia rosa e quella attuale.
«Tutto vero, ma la mancanza di personalità il Napoli la sta colmando con entusiasmo e spen- sieratezza grazie a una rosa giovane di ragazzi motivati. Il Napoli è diventato squadra subito, c’è unione, vedo un gruppo compatto, anche nelle difficoltà. Si soffre e si vince tutti insieme, i giocatori si aiutano come nel finale di partita a Milano, complimenti a Spalletti per come li sta allenando e Giuntoli per averli presi».
Le grandi assenti, per ora, sono Juve e Inter. Come se lo spiega? «La Juve non può essere quella che stiamo vedendo. Si è affidata a giocatori di qualità ed esperienza come Chiesa, Di Maria e Pogba che per ora stanno mancando per diversi motivi. L’Interèsuinervi,giocaslegata, è una squadra lunga. Io credo poco alle statistiche, eppure lo scorso anno andò in difficoltà quando mancava Brozovic e quest’anno, parere mio, sta pagando la condizione del croato, che non è ancora al top, e l’addio di Perisic, che sulla fascia sinistra era devastante».