In tutta Europa si parla e si scrive dell’attuale rivoluzione che UEFA e ECA stanno mettendo in atto all’interno del calcio europeo.
Dopo la Francia, la Spagna e l’Inghilterra, anche in Germania ci si schiera contro questo nuovo progetto. Gli stessi vertici del calcio tedesco si schierano apertamente contro il nuovo format della Champions: “Finora le competizioni Uefa sono state un ragionevole supplemento al nostro prodotto principale che è, e rimarrà, la Bundesliga. Tutto ciò che potrebbe danneggiare lo status della Bundesliga, è qualcosa che non mi piace. Dobbiamo difenderci.”
Anche la Bild si espone su questo argomento definendo il nuovo format della Champions un vero e proprio passo esplosivo per il calcio europeo.
Lo stesso quotidiano svela il piano: Champions riorganizzata in quattro gruppi di otto squadre, con i primi quattro di ogni gruppo che si qualificano per un turno a eliminazione diretta. Le squadre ultime classificate sarebbero poi retrocesse in un torneo di secondo livello: l’attuale Europa League.
Per la Bild è la creazione della Superlega entrando dalla porta sul retro. Le partite dei fine settimana saranno giocate di pomeriggio se si riuscirà ad aprire al mercato televisivo asiatico.
Ma non c’è stato solo questo. Georg Pangl, segretario generale dell’Associazione dei campionati professionistici europei di calcio (tra cui anche la Serie A) – ossia l’European Professional Football Leagues (EPFL) – ha così commentato: «Se queste indiscrezioni sono vere, e non ho dubbi che lo siano, allora la Champions League diventerebbe un circolo chiuso dal 2024. Sarebbero più o meno gli stessi 32 migliori club ogni anno, senza che i campioni dei campionati nazionali abbiano la possibilità di qualificarsi, sarebbe assolutamente inaccettabile».
Anche il presidente della Liga, Javier Tebas, si è – almeno a parole – schierato contro questo progetto: «Posso garantire che la Liga avrà 20 club per i prossimi 20 anni. Quel che mi preoccupa è che i presidenti di questi grandi club non si rendono conto del danno che faranno alle loro squadre».
Fonte Il Napolista