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Ancelotti: “Napoli una famiglia, fossi rude non sarei credibile. Questi i miei maestri”

Ancelotti

Carlo Ancelotti è stato ospite assieme ad Arrigo Sacchi e Pep Guardiola del “Festival dello Sport”, ecco le sue dichiarazioni nel corso del pomeriggio.

 

 

 

Chi gioca bene vince?
“Hai più possibilità di vincere, ma ora è imprevedibile. Ci sono tante statistiche per provare a spiegarlo meglio, ma c’è una sola che conta, non quella dei tiri fatti e subiti, ma quella dei gol fatti e subiti”.

Stiamo vedendo un calcio più evoluto?
“E’ sempre più evoluto, organizzato, ormai tutte le squadre hanno buone fasi ed è più propositivo anche da parte delle piccole squadre che prima per limiti facevano solo quella difensiva. Ora tutte hanno un’identità. Prima le piccole avevano solo la difesa, ora s’è perso, tutte provano a giocare da dietro, non so se è un bene o un male”.

Le squadre di riferimento del passato?
“E’ necessario avere tante conoscenze, quindi è normale rifarsi ad alcuni maestri. Ad esempio da giovane ho avuto Liedholm, modello per la gestione e per togliere pressione, ma poi Arrigo è stato determinante perché mi ha allenato ma poi ho fatto il suo assistente e capisci tante cose. Sono stati formativi. Ricordo che noi facevamo la tattica, l’11 contro 0 in allenamento, cose che sembravano strane all’epoca ma danno più coinvolgimento e attenzione per apprendere. Quando facevamo il pressing all’inizio, vedendo che riusciva capivamo che potevi avere il contropiede, il recupero palla. In Italia si insegnava a mettersi dietro tutti solo in modo passivo per difendere. Lì invece iniziammo a fare una cosa attiva, a poterla determinare ed era più stimolante”.

Sui canti ai festeggiamenti del Chelsea.
“Potevate mettere Madrid o Milano, cantai meglio. Lì ero un disastro. Ero pure 15kg in più”.

Sai stare nel gruppo, si vede. Com’è la tua gestione? Come ti trovi a Napoli?
“Fa parte del lavoro relazionarsi con tutte le componenti, 25 calciatori ma una cinquantina di persone tutte importanti che fanno parte del gruppo e devi considerare importanti dai magazzinieri. La mia idea è responsabilizzare le persone e farle stare bene. Bisogna tenere tutto sotto controllo, ma anche delegare. Quando qualcuno diceva sei troppo bravo, devi usare la frusta, ma io ho sempre detto se volevate la frusta avete sbagliato con me. Ogni carattere è formato sulle esperienze vissute. Esprime il proprio carattere davanti agli altri è l’unico modo per essere credibile. Se io fossi rude non sarei credibile. Capita l’arrabbiatura, ma non per l’errore tecnico, più per comportamenti, concentrazione ecc. A Napoli c’è una bella famiglia, giocatori giovani ma già con esperienze importanti, umili, un club che ha voglia di crescere, una città bellissima e ci sono tutte le condizioni per fare un bel lavoro. Poi vediamo in Europa se City lo permette o il Liverpool. Klopp è stato predisposto per l’andata, vediamo al ritorno”.

Sulla Champions.
“Napoli outsider? Le italiane finora hanno fatto bene, anche se non sono interessato alle altre. Noi abbiamo un girone durissimo, ben indirizzato dall’ultima vittoria ma abbiamo un ostacolo durissimo col PSG. Il calcio italiano secondo me resta competitivo, la Juve lo sarà e le valutazioni che si fanno oggi saranno diverse ad aprile. Pure l’anno scorso il Real fece fatica all’inizio, poi ha vinto. Conta la condizione di aprile. Vedo una competizione più equilibrata. Mbappè? E’ un bel giocatore, veloce ma anche efficace, molti sono veloci ma lui non si perde in fronzoli ed è molto pericoloso. Sarà una stella nei prossimi anni. Insigne? Ha talento, sta esprimendo le sue qualità, è nella fase di maggiore responsabilità al servizio della squadra. E’ un passo che può fare e sono sicuro farà”.

Carlo, cosa ruberesti a Guardiola?
“Certamente non i capelli. Sono stato dopo di lui al Bayern, ho visto il City, direi la rapidità con cui dà le sue idee alla squadra. E’ un fenomeno in questo, così come Arrigo nel trasmettere le proprie idee. Tutti hanno delle idee, la bravura sta nel trasmetterle a chi va in campo”.

Cosa manca al calcio italiano?
Siamo rispettati all’estero, anche se mancano un po’ di talenti, ma stanno saltando fuori alcuni bravi. La differenza è a livello ambientale, 9 anni all’estero tra Inghilterra, Francia, Spagna, Germania, stadi nuovi e pieni, ma soprattutto rivalità sportiva, noi siamo rimasti indietro ancora con gli insulti. Non è rivalità, ma maleducazione e ignoranza. Bisogna fare qualcosa. Io a Londra non ho mai preso un solo insulto nonostante le tante rivalità, così come credo Pep a Manchester da tifosi United”.

VAR in Champions?
“Spero presto, il giorno in cui arriverà saranno comunque in ritardo”.

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