Il “Leader Calmo“: è il titolo dell’autobiografia di Carlo Ancelotti e si può dire che mai scelta fu più azzeccata.
Leader, infatti, lo è sempre stato, fin dagli esordi con la maglia del Parma. Poi il passaggio alla Roma, con cui vinse uno Scudetto e quattro Coppe Italia, della quale divenne capitano nel 1985, prima di trasferirsi al Milan, con cui si aggiudicò campionati, Coppe dei Campioni, Coppe Intercontinentali e Supercoppe europee.
E leader è rimasto, anche una volta intrapresa la carriera di allenatore, sempre con la consueta calma che lo contraddistingue. Dopo le ottime annate alla guida di Reggiana e Parma, viene scelto dalla Juventus per sostituire Marcello Lippi, ma il suo rapporto con dirigenza e tifoseria non sarà mai idilliaco e si concluderà nel 2001. Fin dal suo arrivo, infatti, Ancelotti venne contestato a causa del suo passato da giocatore di Roma e Milan.
Fu proprio il Milan a dargli una nuova chance, dopo l’esonero dell’Imperatore Fatih Terim. Alla sua seconda stagione, conquista la Coppa Italia contro la Roma e, soprattutto, la Champions League: all’Old Trafford, in una finale tutta italiana, i rossoneri sconfissero la Juventus ai calci di rigore.
Nel 2004 vince il campionato, ma l’anno successivo il suo Milan subisce la storica rimonta del Liverpool in finale di Champions: gli inglesi, ad inizio ripresa, in soli sei minuti rimontano tre gol di svantaggio e finiscono per avere la meglio alla lotteria dei rigori, grazie, soprattutto, alle parate del polacco Dudek che, similmente a quanto fatto da Bruce Grobbelaar nella finale dell’84, con i suoi “balli” riesce ad intercettare le conclusioni di Pirlo e Shevchenko.
Ma, due anni più tardi, i rossoneri sono protagonisti, nuovamente, di una campagna europea da sogno ed eliminano il Bayern Monaco ed il Manchester United, arrivando ancora una volta all’atto finale, sempre contro i Reds, che stavolta saranno battuti grazie ad una doppietta di Pippo Inzaghi.
Nel 2009 passa al Chelsea, con il quale vince subito il campionato, facendo registrare anche il record di gol segnati da una squadra in un singolo campionato di Premier League (103), battuto pochi giorni fa dal Manchester City. Ma al secondo anno le cose si complicano e a fine stagione viene esonerato.
Dopo una prima stagione in cui perde, incredibilmente, il campionato a vantaggio del sorprendente Montpellier, si rifà al secondo anno, vincendo il suo terzo titolo nazionale, in altrettanti campionati.
Nel 2013 firma un contratto triennale con il Real Madrid, che lo reputa l’uomo giusto per proseguire l’ossessiva caccia alla Décima Champions League. La scelta si rivela azzeccata e i blancos trionfano, a Lisbona, contro i cugini dell’Atletico guidati da Gareth Bale e Cristiano Ronaldo. Ancelotti diventa il quinto allenatore, dopo Ernst Happel, Ottmar Hitzfeld, José Mourinho e Jupp Heynckes, a vincere il trofeo con due squadre diverse, e l’unico (insieme a Bob Paisley) a vincerlo per tre volte.
L’anno successivo non riesce a ripetersi e viene esonerato al termine della stagione. Diviene così il nuovo allenatore del Bayern Monaco, al posto di Pep Guardiola. Al primo tentativo vince subito il campionato, entrando a far parte della ristretta cerchia di allenatori capaci di vincere il titolo in quattro paesi diversi: gli altri sono Giovanni Trapattoni, Ernst Happel, Tomislav Ivic e José Mourinho.
Dopo un avvio di stagione non brillante, a causa, probabilmente, di alcuni contrasti con i senatori della squadra viene esonerato e sostituito da Jupp Heynckes. Per molti mesi si è parlato di un suo possibile ruolo da commissario tecnico della Nazionale italiana, ma questa ipotesi non si è concretizzata e, dunque, Carletto è ancora a piede libero.
Le ultime indiscrezioni parlano di una telefonata da parte di Aurelio De Laurentiis, che starebbe pensando a lui in caso di addio di Maurizio Sarri. È emersa anche la data di un possibile incontro, il 21 maggio, giorno in cui, a San Siro, si terrà la partita di addio al calcio di Andrea Pirlo. La trattativa non è semplice, per diversi motivi.
Innanzitutto, l’ingaggio: Ancelotti al Bayern guadagnava 8 milioni di euro, una cifra fuori dai parametri della squadra azzurra; dunque, se fosse realmente intenzionato ad accettare la panchina partenopea dovrebbe abbassare le pretese.
In secondo luogo, il mercato: Carletto, avendo allenato numerosi top club europei, ha spesso condotto campagne acquisti faraoniche, cosa che non sarebbe possibile con il Napoli, che non ha, ovviamente, il potere economico del Real Madrid o del Paris Saint Germain.
Da non sottovalutare, anche, il discorso legato allo staff, visto che Ancelotti ha una sua equipe personale che lo segue in ogni sua nuova avventura, a differenza di Sarri. Dunque il Napoli dovrebbe, probabilmente, sostituire il suo staff, quasi per intero, per far spazio a quello del tecnico di Reggiolo.
È un matrimonio complicato ma, al contempo, molto affascinante: Ancelotti potrebbe rivelarsi un fattore determinante nella sfida alla Juventus, con in palio il tanto agognato terzo Scudetto, dando anche maggior visibilità europea al Napoli, sia dal punto di vista dei risultati che da quello dell’appeal sul mercato.