L’ex centrocampista brasiliano del Napoli Allan ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere dello Sport oggi in edicola.
“Lo scudetto perso un dolore che ricompre ogni volta che ci penso. La squadra più bella. Alla vigilia della gara con la Fiorentina davanti la TV ci rendemmo conto che era finita perché la Juventus vinse in casa dell’Inter e aveva un calendario agevolissimo. Eravamo distrutti e senza energia, quel risultato per noi divenne una frustrazione.
Ammutinamento? Vicenda triste, sulla quale sono state riportate inesattezze. Ma io non vorrei adesso starne qui a parlare. E comunque la verità non si è mai saputa. Intanto, sgombero il campo da una falsità: che i calciatori fossero contro Ancelotti.
Il ruolo di promotore dell’ammutinamento mi venne incollato addosso e ho dovuto condividere con un paio di miei compagni, con Lorenzo ad esempio. Mentre, invece, quella fu una scelta di gruppo e il Napoli sapeva che ritenevamo ingiusto andare in ritiro.
Passai, con Insigne, come uno dei capi. Io che ero infortunato e che potevo non essere lì, che non giocai quella volta, scoprii di essere ritenuto un ideologo della sommossa. C’è chi aggiunse che ce l’avevo con Carlo, la persona più speciale che abbia incontrato e che mesi dopo mi avrebbe voluto con lui all’Everton. Ci furono malintesi che si sarebbero potuti chiarire, ma venne imposto il silenzio stampa e quindi fu impossibile parlarne.
Che noi eravamo tutti con Carlo. Punto.
Ho avuto ottimi rapporti anche con Gattuso, che da calciatore è stato un modello. Fu diretto, mi riteneva importante, e la società mi propose il rinnovo. Però volevo andar via, volevo sorridere, la mia immagine era uscita macchiata mentre io sono una persona seria.
Con il PSG era fatta. Io a Napoli ero e sono felice ogni volta che ci torno, ma quella era una grande opportunità ma venne fuori una richiesta esagerata”.