Il preparatore atletico Eugenio Albarella ha detto la sua dopo la sfida tra Napoli e Lazio.
La diatriba del giorno è: la Lazio, contro il Napoli ha fatto catenaccio o no?
Sarri, ha davvero rinnegato la sua filosofia di gioco?
Le vere domande che dovremmo farci sono:
In che modo, il trainer toscano ha vinto la sua partita a scacchi con Spalletti?
Quale strategia ha adottato il ‘Comandante’ per limitare i danni contro una squadra, così tatticamente evoluta e dai numeri record come il Napoli?
Una Match Analysis approfondita, richiederebbe lunghe riflessioni di non facile comprensione, ma,soprattutto, i tempi sarebbero poco adatti ad una piattaforma social.
Per queste mie riflessioni, mi aiuterò con questi grafici che sono molto più chiari di mille parole.
Quali erano gli obiettivi di Sarri, per subire il meno possibile lo strapotere del gioco partenopeo?
Il primo era, sicuramente ,
tenere Osimhen e compagni il più lontano possibile dall’area di rigore.
Come si evince dai valori del baricentro, lunghezza e larghezza media di squadra,
la soluzione, stava nel portare la propria linea difensiva il più alto possibile.
A questo punto, il problema era come non farsi attaccare la profondità alle proprie spalle.
L’espediente, come la posizione media di squadra evidenzia, stava nel disporre una formazione compatta, corta e stretta e con grande densità per via centrali in modo da evitare i lanci o i passaggi filtranti per superare il “muro” biancoazzurro.
Inoltre, bisognava limitare lo sviluppo del possesso palla nella propria metà campo e abbassare l’indice di pericolosità avversario.
Pertanto, Lazio non aggrediva il Napoli sulla prima costruzione, proprio, perché,
il palleggio della squadra di Spalletti, può mettere troppi giocatori sopra palla, così da permette a Lobotka e compagni, di venire più a sviluppare gioco nella propria metà campo.
La “linea Maginot”, così sofisticata e puntuale ideata dal tecnico toscano , oltre ad avere la finalità, di tenere lontani gli avversari dalla propria porta, di non dare profondità e di sporcare tutte le linee di passaggio , era quella di obbligare il Napoli a produrre il 64% del suo 65% totale di possesso palla nella propria metà campo(Heatmap).
Costringendolo a farlo, soprattutto, in fascia visto che. la squadra partenopea, ha costruito solo il 24% delle sue azioni passando per vie centrali.
A mio parere,Sarri ha capito che non poteva combattere contro il Napoli con le sue stesse armi.
La sua bravura. è stata quella di convincere la sua squadra che. l’occasione di scrivere la storia di una vittoria al Maradona, passava attraverso lo spirito di sacrificio, con un’applicazione della fase di non possesso da attenta e precisa e tanta aggressività, provando a cogliere le poche occasioni che gli sarebbero capitate.
Chiarito l’approccio tattico, resta la domanda:
Questa tattica si può definire un vecchio catenaccio all’italiana?
La mia personale opinione è che Sarri si sia dimostrato un ottimo stratega, modificando la sua tattica e richiedendo cose diverse alla sua squadra in relazione alla forza dell’avversario. Questo è un merito ed è stato premiato vincendo la partita ma ognuno avrà la sua risposta.