Il preparatore atletico Eugenio Albarella in un’intervista che è possibile leggere in versione integrale sul “Corriere dello Sport” oggi in edicola, ha parlato dei rischi per i calciatori nel riprendere l’attività dopo il lungo stop imposto dalla pandemia coronavirus.
Questi alcuni passaggi delle dichiarazioni di Albarella.
“Per i calciatori l’obiettivo è riaccendere i motori, mi riferisco agli aspetti aerobici e neurogeni. Il calciatore potrà fare ripetute sui 50 metri, oppure ricondizionare aspetti di forza con l’uso di carichi naturali e con affondi.
I preparatori atletici sono attesi da un compito molto delicato. Bisogna essere bravi a pesare le intensità dei vari lavori. Le 3-4 settimane previste per una preparazione potrebbero non bastare per garantire prestazioni all’altezza.
L’emergenza coronavirus ci obbliga a navigare a vista, con una progettualità che va rimodellata a seconda delle esigenze.
Le domande che dobbiamo porci: chi stiamo allenando? Ritroveremo gli stessi atleti di due mesi fa? Avremo uomini con uno stato di stress molto elevato e con uno stato emotivo nuovo sia a livello psicologico che ormonale.
L’euforia di ricominciare porta il calciatore ad andare al di là di quello che potrebbe fare. Il rischio di infortunarsi dopo una inattività così lunga è assai elevato.
Da uomo di campo dico che è giusto che si dia la possibilità di fare questa attività motoria e ci sia modo di farla in sicurezza. Riprendere a fare cose normali è una prima valvola di sfogo.
Protocollo? Le linee guida di un nuovo protocollo sarà necessario trovarle con un tavolo comune e un confronto fra il comitato scientifico, i medici sportivi, gli allenatori e i preparatori cercando di salvaguardare la natura stessa del calcio”.