Il Napoli ha una struttura di squadra consolidata ed un gioco esaltante: eventuali cambi di pedine non spaventano il Presidente.
“Napoli o la ami o la odi, ha detto Aurelio De Laurentiis, è una storia che ti coinvolge, rapisce”. Radicarsi in una cultura, un pensiero, un modo di essere di una città che da sempre fa del calcio un fenomeno di rilevanza sociale, è uno stile di vita. E’ vero, a Napoli è per certi versi ‘faticoso’ rimanerci a lungo: richiede sacrifici, rinunce; e non tutti hanno in dote la sensibilità necessaria per poter dire ‘no’ a qualche milione o trofeo in meno, per scavare più in là della superficie e scoprire quanto è meraviglioso assaporare la dolcezza della profondità delle cose.
Hamsik è uno che l’ha acquisita, ad esempio; Insigne invece ce l’ha di default: bandiere inaffondabili con la napoletanità scolpita nel cuore. Da verificare tutti gli altri. I Koulibaly, i Mertens potrebbero fare scelte diverse. Nessuna colpa, evidentemente. Nessun dramma, nemmeno; garantisce De Laurentiis: “Ce ne faremmo una ragione”. Eppure la volontà di continuare insieme c’è. Fino a prova contraria, almeno da parte del patron: “Proverò a trattenerli tutti, sia chiaro”. In quel caso scenderebbero in campo altri fattori: dalla volontà dei calciatori alle decisioni familiari, senza dimenticare ovviamente le offerte.
Di certo il Napoli non s’affannerà per trattenerli. La rosa attuale è tale da poter sopperire anche ad un eventuale addio del senegalese, senza dover attingere necessariamente dal mercato. Stavolta, infatti, la società ha giocato d’anticipo: lasciato ‘a maggese’ in una stagione vissuta da apprendista, dal prossimo anno uno come Maksimovic dovrà dimostrare il proprio valore. Per adesso, quello economico sembra spropositato; quello tecnico è ingiudicabile. Ma De Laurentiis è ottimista: “Abbiamo speso 23 mln, mica siamo fessi…”.