Il campione brasiliano si racconta a 360 gradi. Antonio Careca, Campione d’Italia con il Napoli nella stagione 89-’90, ha rilasciato una lunga intervista alla trasmissione I signori del Calcio. Ecco i passaggi più importanti, evidenziati in anteprima dalla redazione di 100x100napoli.it: “Il primo ricordo che ho del calcio è di quando sono nato. In Brasile il primo regalo è sempre un pallone. Ho anche avuto la fortuna che mio padre è stato un calciatore ad alti livelli, professionista in Brasile ed ho molti ricordi, foto di lui. Dal primo regalo, il pallone, ho iniziato.”
La carriera – “Il mio obiettivo era di arrivare a giocare in una grande squadra. Dal Guaranì sono passato al San Paolo, che aveva uno stadio particolare con 120.000 spettatori. Avere la responsabilità nei confronti di tutti quei tifosi è stata una grande esperienza e un passaggio indimenticabile della mia carriera. Sono stato quasi cinque anni al San Paolo e abbiamo praticamente vinto tutto.”
L’incontro con Maradona e l’arrivo a Napoli – “L’esperienza al San Paolo mi fece aspirare a giocare in un grande campionato e per me quello italiano era sempre stato il numero uno. Ho avuto sempre questo sogno, che è iniziato in una festa dopo il Mondiale del 1986. Abbiamo mangiato insieme a un tavolo io e Maradona, da lì abbiamo chiacchierato un po’ e lui mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto giocare in Italia, al Napoli. Un anno dopo, nel 1987 ho avuto l’opportunità di farlo e insieme a Diego abbiamo formato una coppia speciale, molto rappresentativa in Italia e nel mondo. Avevo un impegno con l’agente di fiducia di Moggi che mi ha contattato in Brasile per andare al Torino dove stava Junior con cui mi sarebbe piaciuto giocare. Nell’87’ sarei dovuto andare a Torino, poi Luciano Moggi mi telefonò dicendomi di essere passato al Napoli e quindi io accettai di venire insieme a lui. Per me era un sogno giocare al fianco di Diego allora abbiamo aspettato un po’ e poi a luglio sono venuto in Italia a fare il pre-campionato e poi abbiamo fatto tutto quello che ora è nella storia del Napoli. Era un sogno poter giocare nel Napoli, poi avevano appena vinto il primo Scudetto quindi stare lì, con Maradona era la garanzia che potevamo fare bene. Iniziammo il ritiro a Madonna di Campiglio e dopo due settimane arrivò Diego, ci siamo conosciuti meglio, abbiamo chiacchierato un po’ e mi ha detto che a Napoli mi sarei sentito a casa, che i tifosi sono spettacolari e che avremmo potuto vincere molto di più dopo il primo Scudetto. Dopo le sue parole ho pensato che insieme avremmo potuto vincere tutto ed è andata così. Andò tutto bene anche con mia moglie, siamo stati molto bene sei anni a Napoli.”
Rimpianti napoletani – “Avremmo potuto vincere molto di più, la nostra squadra era forte. Non avevamo una rosa da 22-23 campioni, erano tutti giocatori interessanti e quelli che andavano in campo facevano la differenza. Sapevo che potevamo vincere, lo Scudetto ’87-’88 era in pugno ed è sfuggito nel finale, potevamo già vincere il secondo titolo. Dovevamo giocare contro tutti, fare molto di più per vincere rispetto agli altri. Per questo Diego diceva che vincere uno Scudetto a Napoli vale cinque o sei titoli da un’altra parte. È sempre molto difficile. Ha sbagliato anche Ferlaino, magari poteva stare più vicino alla squadra, confortarla in momenti negativi ma è il calcio è così.”
Careca, Van Basten e la Serie A – “Me o Van Basten? Avevamo un gioco diverso, magari io ero un po’ più veloce di lui però lui era alto e abile in area di rigore. Eravamo diversi ma ci metterei sullo stesso livello perché ho un rispetto molto grande per lui, è stato un campione. Nel primo anno dovevo capire com’era il calcio italiano eppure ho segnato una ventina di gol se non ricordo male. Le marcature erano sempre dure, leali ma sempre dure, ho trovato tre-quattro difensori che picchiavano un po’ di più come Brio nella Juventus, Ferri nell’Inter che erano molto difficili da saltare. Ce n’erano altri invece meno duri ma molto bravi. Poi c’erano anche Baresi, Costacurta ed altri. Anche in Brasile comunque i difensori erano molto cattivi, alcuni come Marcio, Rubens menavano duro. Qua il calcio è più basato sul contatto, più duro.”
Il numero 9 – “Non so per quale motivo non si è più lavorato nel calcio sul ruolo dell’attaccante centrale classico. Bisogna avere sempre un attaccante fisico, nel calcio moderno è importante che sia uno che si possa girare a destra e a sinistra. Io sono ambidestro e questo mi ha favorito molto, mi dava facilità nel girarmi e superare il difensore. Per me non si deve perdere il ruolo del “9” classico. Anche la Nazionale brasiliana l’ha perso, l’ultimo che abbiamo avuto è stato Adriano, prima di lui Ronaldo, Romario, prima ancora io, Reinaldo e Roberto Dinamite. Forse nel calcio moderno Ronaldo fenomeno è stato quello più forte fisicamente, Romario il migliore negli ultimi venti metri. Nell’ultima generazione secondo me Ronaldo è stato il migliore perché nel calcio moderno serve forza fisica e lui era alto ed esplosivo e sono qualità che servono nel calcio moderno.”
Gonzalo Higuain – “Higuain ha qualità, lui sa sfruttare al meglio le sue capacità. Sa aggirare molto bene i difensori e concludere molto bene. Per me può ancora migliorare, magari sacrificandosi di più aiutando i compagni quando è senza palla. Ha la forza però a volte durante la partita si spegne ed uno come lui nella situazione che vive il Napoli che vive molto da lui e dai suoi gol è uno che deve girare sempre 90 minuti. Ha grandi qualità ma è difficile fare paragoni, con Diego abbiamo parlato anche di calciatori della mia epoca, c’erano Giordano, Andrea Carnevale e per Diego, Giordano è stato uno dei più forti.”
Il Napoli di Sarri – “Il Napoli ha un bellissimo gioco, ha perso contro la Juve un confronto importante. Poteva studiare un po’ di più la partita e provare a vincerla per chiudere virtualmente il campionato il 13 febbraio. La Juventus ha aspettato il Napoli e provato ad uscire sempre in velocità, a cogliere il Napoli di sorpresa. Il Napoli ha fatto la partita, giocando per settanta minuti nella metà campo della Juve. Il Napoli doveva rischiare molto di più perché una vittoria avrebbe significato un vantaggio di cinque punti in classifica invece una sconfitta, come è poi successo, un passivo di un solo punto cioè quasi pari ancora. È chiaro che ci saranno altri impegni importanti per il Napoli ma li dovrà affrontare anche la Juve. Il calcio che gioca il Napoli mi piace molto, è di grande qualità.”
Uno Scudetto a Napoli – “Ricordo il gol di Marco Baroni in casa contro la Lazio per vincere il secondo Scudetto al San Paolo. È stata una vittoria sofferta dopo aver visto sfuggire il titolo nell”87-’88 per un soffio. I tifosi napoletani sono pazzi di questa squadra, vivono 24 ore su 24 il calcio, parlano di calcio, degli scudetti vinti e noi abbiamo avuto questa fortuna di aver vinto il secondo in un campionato molto difficile. Sono stato molto felice di averlo vinto perché è molto importante per la mia storia che vivo ancora quando vado a fare un giro a Napoli. È ancora difficile fare un giro per strada, ma è un grande piacere. Penso che oggi è uguale a venti anni fa, loro giocano per la città, per i loro tifosi che vivono aspettando la domenica o il mercoledì per andare allo stadio a fare il tifo.”
La rivalità con la Juve – “È sempre esistita questa rivalità tra Napoli e Juve. Io sentivo dire “possiamo perdere lo Scudetto, ma non possiamo perdere contro la Juve”. Io l’ho sempre vista come un classico mondiale ed abbiamo fatto tantissime partite contro di loro vincendo molto: una supercoppa a Napoli, una in coppa UEFA, poi ricordo una mia tripletta a Torino che è stata una bella pagina della mia carriera.”
Il rapporto con i vecchi compagni di squadra –“Chi scelgo tra Maradona, Platini e Zico? Maradona e Zico sono pari perché Zico calciava le punizioni sia dal lato destro che da quello sinistro e anche Diego aveva questa facilità. Anche Platini è stato un fenomeno ma per me Zico e Maradona sono stati migliori. Il mio compagno di Napoli a cui mi sono più legato è Diego con cui mi sento spesso, inoltre parlo con Andrea Carnevale e Bruno Giordano. Sento ancora Massimo Crippa inoltre. Sono sempre bellissime persone, sono cambiati fisicamente. Andrea Carnevale ha i capelli bianchi ed è un po’ ingrassato (ride, ndr.). Crippa lo sento più per telefono, come Ciccio Romano e Ciro Ferrara. Sono rimasti sempre gli stessi caratterialmente.”
Il Napoli Campione e il Napoli di oggi – “Higuain mi ricorda Andrea Carnevale e Bruno Giordano, tra i due più Carnevale. Jorginho lo vedo come Ciccio Romano che era un mediano che partecipava sia alla fase offensiva che a quella difensiva ed era molto bravo tecnicamente. Callejon ha un po’ di Massimo Crippa, sulla fascia destra. Hamsik invece mi ricorda Salvatore Bagni. Insigne somiglia a Giordano anche se lui giocava più centrale. De Laurentiis lavora nel cinema, parla di più con la gente rispetto a Ferlaino che era un po’ più riservato. Non parlava molto con noi ma era una brava persona a cui voglio molto bene.”
L’avventura nella “Seleçao” – “Ho giocato in Nazionale dal 1981 al 1993, per dodici anni. La prima esperienza nel 1982 con Tele Santana come allenatore purtroppo non fu fortunata. Mi feci male, uno stiramento mi fece tornare a casa. Nel 1986 invece con lo stesso mister abbiamo perso quella partita che abbiamo giocato contro la Francia e siamo stati eliminati ai rigori. L’opportunità più grande è stata comunque nel ’90 qua in Italia. Superammo la prima fase con grande tranquillità e abbiamo subito pescato l’Argentina agli ottavi. Loro dipendevano molto da Diego che non era in grande forma, ma in sovrappeso di sette o otto chili ma rimaneva comunque un genio. Per questo io e Alemao abbiamo allertato il CT Lazaroni dicendogli che serviva una marcatura speciale a uomo su Diego ma poi il mister disse che era più tranquillo marcando a zona. Noi insistemmo dicendo che bisognava marcarlo a uomo ma alla fine Diego ha saltato tre-quattro nostri difensori servendo Caniggia che ha fatto il gol decisivo. A me dispiace ma dormo tranquillo perché ho sempre cercato di dare il meglio nella mia Nazionale. Purtroppo non ho avuto la fortuna e la felicità di arrivare a una finale e vincerla. Questo mi manca, sarebbe stato bello per avere una storia ancora più importante.”
“Gabigol” e gli altri talenti brasiliani – “Il mio erede? Come caratteristiche, qualità, movimenti ed esplosività a me piaceva tantissimo Pato, che ha anche giocato in Italia. Ha fatto benino qua, poi è tornato in Brasile ed ora gioca in Inghilterra, a me piaceva molto e mi aspettavo che lui potesse fare una grande carriera. Forse gli è mancata la grinta giusta per farlo. Giù in Brasile mi è piaciuto molto Fred, poi c’è un giovane molto interessante mancino del Santos che si chiama Gabriel “Gabigol” Barbosa.”
Rio 2016 – “Le Olimpiadi di quest’anno arrivano in un momento molto importante per noi e per tutto il Brasile. I preparativi sono quasi finiti, le strutture sono pronte e sono sicuro che come abbiamo fatto un grandissimo Mondiale grazie alla simpatia dei brasiliani faremo una grande Olimpiade.”