Oggi Quagliarella è stato a Napoli in quanto è stato ascoltato per un’ora e mezza dal giudice Ernesto Anastasio del Tribunale di Torre Annunziata, come parte offesa, nel processo sul presunto stalking subito ad opera del poliziotto della Postale di Napoli Raffaele Piccolo. Il calciatore durante l’interrogatorio, come riporta l’edizione odierna de Il Mattino, ha parlato delle lettere che in quel periodo arrivarono nella sede del Napoli, queste erano lettere minacciose e diffamatorie.
Le lettere inviate sono state circa 20 e arrivarono, dal 2007 al 2010, anche a casa del papà e nelle sedi di Sampdoria, Udinese e Juventus, e raccontavano di presunti festini a cui partecipava il giocatore.
Quagliarella ha così dichiarato: “Quelle lettere in cui era scritto che ero un camorrista e un pedofilo arrivarono anche a Castel Volturno. Da quel momento il presidente Aurelio De Laurentiis prima smise di telefonarmi, poi mi chiese di andare a vivere nel centro sportivo, infine mi ha venduto alla Juventus. Sono sempre più convinto che fosse questo il motivo, anche perché non ho mai chiesto di essere ceduto. Non capivo perché dovessi vivere a Castel Volturno – afferma Quagliarella – se poi a Castellammare di Stabia vivevano due compagni di squadra dell’epoca, Gennaro Iezzo e Luigi Vitale. Ho capito solo dopo che quelle lettere erano state inviate anche alla società”.
Secondo il pm Barbara Aprea della Procura di Torre Annunziata, sarebbe proprio il poliziotto Raffaele Piccolo l’autore di quelle lettere diffamatorie.
Fonte: ilmattino.it