L’ingresso della finanza creativa nel Calcio
Argomento strettamente collegato al Fair Play Finanziario, è il Third-Party Ownership (TPO), la proprietà delle “cosiddette” parti terze sul cartellino del giocatore, in base alla quale, esso appare costituito da tre parti : il giocatore, la squadra che ha il diritto della prestazione sportiva e la società o fondo di investimento che invece ha quello economico. Una pratica nata in Sud America, che venne alla ribalta con il caso Tevez-Mascherano, che furono trasferiti dal Corinthias, squadra brasiliana, al West Ham, nel campionato inglese, proprio attraverso un fondo d’investimento, ma ormai sempre più diffusa in tutta Europa, mediante la quale una società o un fondo di investimento acquisisce una percentuale sui diritti economici di un calciatore. In un periodo di forte crisi finanziaria, in cui si è notevolmente abbassata la presenza di sponsor volti a finanziare il mondo del calcio, la squadre hanno visto in questa pratica finanziaria un modo per sopravvivere: vendere giocatori a “parti terze”, una sorta di forma di investimento. Lo scopo era, ed è, quello di acquisire quote del cartellino di giovani o giovanissime promesse, a fini speculativi, per guadagnare, cioè, sulla successiva vendita una volta che il calciatore abbia acquisito il giusto valore di mercato. Le società calcistiche hanno il vantaggio di incassare subito somme importanti e di poter avere in rosa i giocatori, facendoli maturare e sfruttandone il crescente “appeal” dal punto di vista commerciale. Questi modelli, come detto, si sono diffusi principalmente in Sud America, caso emblematico è quello del Santos (Neymar!) ma alcuni fondi sono molto attivi in realtà europee come Spagna, Portogallo e Turchia. Tra i fondi più noti ci sono: Dis (che detiene anche il 55% di Ganso), Traffic, Benfica Stars Fund, Sporting Portugal Fund, Soccer Invest Fund, Doyen eQuality Football Ireland (di cui il procuratore di Falcao e Mourinho, Jorge Mendes, è consulente). L’ordinamento Fifa (articolo 18bis) vieta qualsiasi contratto capace di incidere sull’….”indipendenza, la politica o le performance” di una squadra. Anche se questa formula lascia un margine di manovra e, dovrà, quindi, essere rivista e resa più rigida. Il pericolo dei TPO è rappresentato, infatti, oltre dagli intrecci finanziari, anche dalla possibilità, non tanto teorica, di un conflitto di interesse, nel momento in cui la stessa società (terza) detenga diritti sui cartellini di giocatori che militano in club diversi o dalla possibilità di generare una frizione all’interno del club sulla gestione del calciatore stesso. In linea di principio, potrebbe arrivare persino ad influenzare il risultato, o il clima di una partita, per gli interessi in gioco. La Uefa dovrebbe vietare le Third-Party Ownership in modo ufficiale. Le Third-Party Ownership sono formalmente vietate in Gran Bretagna e di fatto anche in Germania e Italia in quanto nazioni facente parte dell’UEFA, obbligate ad ottemperare al suddetto art. 18 bis del Regolamento Status e Trasferimenti dei Calciatori FIFA. Dall’articolo emerge chiaramente il divieto di interferenza dei “terzi” nelle società sportive, laddove solo le società calcistiche possono detenere la proprietà dei cartellini. In Spagna, nazione caratterizzata da un momento economico critico, il Governo, per venire incontro alle esigenze dei molti club indebitati e sull’orlo del default, starebbe per varare una nuova legge sullo sport, chiamata tra le altre cose a regolamentare per la prima volta le Tpo (Third Party Ownership). Secondo le direttive del Consiglio Superiore dello Sport di Madrid nel piano di risparmi da 300 milioni a stagione per il prossimo triennio diretto ad abbattere l’indebitamento complessivo dei club, 100 milioni annuali dovrebbero arrivare proprio dall’ingresso di capitale straniero, attraverso i fondi d’investimento, andando a cozzare, quindi, con il rigore economico professato dalla Uefa e contravvenendo ai principi sanciti dal art. 18 bis della Fifa. Appare evidente come sia necessario, nell’immediato, che la Fifa, intervenga in maniera risolutiva per regolamentare questo fenomeno che, altrimenti, potrebbe rappresentare la fine della già tanto poco limpida struttura finanziaria del mondo del calcio.
Brando Direttore
Dottore Commercialista