Quella della maturità è già stata superata, e pure brillantemente al “Da Luz” di Lisbona.
E’ il momento di dare continuità ai risultati. A partire da Cagliari: la prima delle ultime tre tappe di campionato in questo anno solare. E’ vero — e non è una frase fatta ma una verosimile constatazione—, le insidie in Serie A si nascondono dappertutto. A maggior ragione se si gioca su un campo così ostile ai napoletani e ad un orario (12:30), che lo stesso Sarri ha a più riprese contestato, perchè scomodo, innaturale.
Ma ci può stare. Anche che nel calcio (quello attuale, ‘moderno’) si giochi ‘contro’ talune contingenze depotenzianti. E pazienza se a soffrirle — si dice, ma non si sa ancora per quale misteriosa ragione — sono soprattutto le squadre, sulla carta, favorite. Ebbene, il Napoli in queste trappole ci è già cascato, non una ma diverse volte.
Basta riavvolgere un pò il nastro di questo 2016 e ricordarsi del lunch match di Udine dello scorso 3 aprile, che trasformò in un incubo il sogno Scudetto; oppure di Bergamo, dove ad inizio ottobre un’Atalanta derelitta inasprì i postumi di una sbornia non ancora smaltita nel party col Benfica.
Contesti e condizioni atmosferiche ed ambientali simili tra loro, che hanno definito il contorno di un quadro in cui il Napoli è apparso irriconoscibile. Fattori che dunque certamente esistono e possono persino incidere: appena appena, però, in superficie, in maniera poco significativa nella profondità di una prestazione.
Per cui si vola a Cagliari, a combattere anche le avversità del caso. E non servirà mica un’impresa: impossibile è ripetersi sempre su determinati livelli, soprattutto dopo certe notti che corrodono energie e motivazioni.
E non definiamola nemmeno la solita “prova della maturità”. Maturo lo è già questo Napoli, altrimenti non imporrebbe ovunque e con chiunque il proprio gioco. Adesso, vincere deve diventare la normalità. Che significa far valere la “La legge del più forte”. Tutto qua. L’importante è farci l’abitudine.