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10 maggio 1987, una data indimenticabile

Quella mattina non era come quella di oggi, a Napoli splendeva un cocente sole. La notte fu insonne per molti tifosi del Napoli, ma non per il forte caldo.

 

Era il 10 maggio del 1987, una data indimenticabile. Il Napoli sta per vincere il suo primo scudetto.

Gli adrenalinici cuori azzurri, durante la notte che aspetta l’appuntamento al San Paolo, non chiudono occhio. Al solo pensiero di provare una gioia simile, brividi allo stato puro scorrono lungo le membra di ogni anima azzurra. Ma manca un punto per la matematica.

Al San Paolo scende in campo la Fiorentina, questo l’appuntamento.

 Il Napoli, dopo il pareggio conquistato sul campo del Como, trascorre l’intera settimana a preparare scrupolosamente una gara che vale la storia. Il popolo azzurro, invece, alla gara con la Fiorentina si prepara già da tempo, violando clamorosamente la naturale e nota tendenza dei partenopei alla scaramanzia.

 Troppo forte il desiderio di vittoria, irrefrenabile la voglia di esultare, incommensurabile lo spasmo che spinge forte verso il trionfo.

La città è vestita a festa da giorni, chiunque le osserva il vestito ne rimane esterrefatto: “mai vista una cosa simile”, si esclama. Ogni angolo della città è decorato di azzurro, non esiste strada senza striscione, incrocio senza dedica, vicolo senza messaggio d’amore. Nastri e drappi azzurri si intrecciano tra loro in maniera più intensa di quanto non facciano i decumani del centro storico.

Napoli è tutta un messaggio. D’amore, di rivalsa, di appartenenza, di felicità, di ironia. Camminare per le strade di Napoli vuol dire piangere dalla commozione, meravigliarsi per la pomposità delle esternazioni, vuol dire ridere per quanto divertenti siano certi messaggi.

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Passano veloci i minuti, le ore, si gioca.

Novanta minuti senza guardare la gara, il cuore in gola, la pelle d’oca. Segna Andrea Carnevale, si esulta, ma quasi nessuno se ne accorge. Lo stadio ha cominciato ad essere una bolgia al fischio d’inizio.

Il tempo scorre via veloce, i cuori accelerano, l’adrenalina sale, così come le migliaia di bandiere azzurre sventolate al cielo. Non è la copertura in acciaio a dominare il San Paolo, ma un memorabile ovale azzurro fatto di bandiere e sciarpe.

Pareggia Roberto Baggio, ma il gesto di stizza del portiere azzurro Garella non spaventa nessuno, le inseguitrici frenano. La Juventus pareggia a Verona, l’Inter perde a Bergamo.

I presenti allo stadio impazziscono di felicità, quelli a casa piangono, si abbracciano, urlano di gioia. A farli compagnia è una voce alla radio, quella di Enrico Ameri: Il Napoli è campione d’Italia.

Torna 10 maggio, torna. Stu’ stadio aspetta a te.

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