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Scherma, il campione italiano Valerio Cuomo escluso dalle Olimpiadi

Il papà Sandro:«Comportamento discriminatorio palese». Scatta la nota al Consiglio Federale invitando ad una riflessione

Avrebbe potuto costituire l’occasione eccezionale di una famiglia olimpica, divisa tra l’impegno paterno da commissario tecnico della nazionale egiziana e del figliolo, numero uno del ranking italiano nella spada. Invece Sandro e Valerio Cuomo, il primo leggenda nella specialità con cui fu oro olimpico ad Atlanta ’96 e tre volte campione del mondo, il secondo trionfatore agli Assoluti 2023, si trovano a gestire l’amarezza per una decisione discutibile e difficilmente motivabile. Tra i quattro spadisti scelti dall’attuale c.t. Dario Chiadò, Valerio non figura perché gli sono stati preferiti Davide Di Veroli, Federico Vismara, Andrea Santarelli, quarto a Tokyo ma anche Gabriele Cimini, reduce da un brutto malore lo scorso novembre e ora abbondantemente attardato nel ranking. È al numero 164.

«Parto dalla premessa che è necessaria: ti parlo innanzitutto da tecnico perché la delusione del genitore è davvero molto forte. Bisogna incominciare dall’analisi dei risultati agonistici che, per la loro oggettività, non lasciano spazio ad interpretazioni. E dovrebbero essere la base unica sulla quale effettuare ogni valutazione di merito. Bene, l’ostracismo nei confronti di Valerio è inspiegabile: è l’unico al quale non è mai stato concesso di partecipare ad una gara a squadre europea o mondiale. Lui che, val la pena ripeterlo, è campione italiano in carica».

Possiamo scendere nel dettaglio delle competizioni e magari di quello che è stato il rendimento stagionale?

«Valerio ha disputato quasi tutte le gare a squadre nelle ultime due stagioni, in seguito all’avvicendarsi degli infortuni di elementi della stessa, senza che gli sia mai stata data la reale possibilità di mettersi in evidenza, facendolo tirare sempre e solo sporadicamente nei piazzamenti ed escludendolo dalla squadra puntualmente nelle gare istituzionali (europei, mondiali). In particolare, nell’ultima recente stagione, causa il serio infortunio (per fortuna risoltosi) di Gabriele Cimini, Valerio ha presenziato in squadra per tutta la stagione ed impiegato “da titolare” unicamente alla gara di Heidenheim. Peraltro con un rendimento straordinario per il quale naturalmente ti saresti atteso una conferma. Invece niente. Dopo questa gara, Valerio non ha mai più tirato, se non per il terzo posto alla gara di Vancouver e solo perchè Di Veroli aveva avuto un momentaneo infortunio, per poi essere estromesso del tutto alla gara di Parigi. Normalmente, se un atleta fa bene, viene reimpiegato e gli vanno date altre occasioni, qui è accaduto esattamente il contrario, quasi a temere un ulteriore exploit che potesse consolidare la posizione del nostro atleta».

Dicevi dell’amarezza del papà che conosce tutto di questo mondo, avendo gareggiato, vinto e guidato atleti e tecnici. Ma cosa ti dice Valerio? Qual è il suo stato d’animo?

«Non giriamoci attorno. Qualche settimana fa mio figlio mi ha chiesto per quale ragione dovesse continuare ad impegnarsi da professionista esemplare se gli viene puntualmente negata la chance di vivere il sogno mondiale, europeo o finanche olimpico. Gli ho risposto di tenere botta ma è chiaro che la frustrazione è enorme. Nelle ultime due stagioni Valerio ha subito un comportamento discriminatorio palese, teso a scoraggiarlo e a deprimerlo al punto da fargli sentire lo staff nazionale un ambiente ostile. Kano, Siklosi, Cannone, oggi leader del panorama schermistico internazionale, sono tutti coetanei di Valerio e suoi competitor diretti fin da quando dominava la scena da under 20 (4 medaglie individuali ed una coppa del mondo nel suo percorso giovani). Oggi loro sono punti di riferimento delle rispettive nazionali mentre Valerio continua ad essere frenato e messo da parte da quella italiana malgrado i risultati».

C’è una nota ufficiale di Loredana De Felicis, presidente del Club Schermistico Partenopeo indirizzata al Consiglio Federale in cui si puntualizza l’intenzione della società di tutelare in ogni modo il proprio portacolori. Hai una spiegazione per queste scelte da parte dei tecnici? Conosci l’attuale c.t.?

«Certo, fui io a sceglierlo ed era il mio vice quando figuravo da commissario tecnico della nazionale. L’epilogo del nostro rapporto è stato tutt’altro che piacevole ma non voglio arrivare a pensare che questo determini le convocazioni. La gestione di una squadra Nazionale è un impegno morale che deve essere condotto con onestà intellettuale e visione prospettica e, da quanto ci siamo permessi di segnalare, appare evidente che attualmente, per quanto riguarda la spada maschile, cio’ non sia stato. Credo sia l’unico caso al mondo in cui il campione in carica di un paese venga escluso da un grande evento».

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